27/05/1979 - Vespro Ascensione

Sant'Ilario d'Enza, 27/05/1979
Catechesi al Vespro

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Cristo è assiso alla destra del Padre, lo aveva detto lui stesso: “Sono venuto dal Padre e ritorno al Padre”. È la risposta che dà anche al nostro interrogativo: perché la nostra vita? Perché le vicissitudini, le sofferenze? Perché questa nostra esistenza che passa così veloce? Ricordiamo le parole di Giobbe: “La nostra vita passa più veloce di un corridore, più veloce di un’aquila che si lancia sulla preda”. Perché questo tempo che fugge? Perché? Ecco, ogni persona responsabile si pone questo interrogativo, ogni persona cerca di dare una risposta, perché non è secondo ragione ignorare i problemi e dire: non ci voglio pensare. Il fine ultimo della nostra vita Gesù ce lo ha indicato, Gesù ci ha presentato la vita come una conquista del regno, e il regno di Dio “subisce violenza”, è una conquista che bisogna fare con sforzo e con tribolazione. È una conquista, non è un lasciarsi andare. Noi lo sappiamo: coloro che sono fuori dal cristianesimo sono ben impacciati nel rispondere, perché una cosa proposta come fine della vita deve essere raggiungibile da tutti, deve appagare completamente le nostre aspirazioni, deve essere tale che non contiene l’ombra del male, deve essere tale che duri sempre; noi lo sappiamo bene allora, come non è possibile trovare una finalità dell’uomo nelle cose di questo mondo, sia nelle cose esterne, come sono le ricchezze, sia nelle cose interne, perché non ci appagano completamente, ci lasciano vuoti e non possono essere raggiunte da tutti. Ecco allora il Signore che ci indica la glorificazione di Dio e il raggiungimento pieno della nostra personalità. È lui lo scopo della vita, che il catechismo, vi ricordate, sintetizza così: Dio ci ha creato per conoscerlo, amarlo, servirlo in questa vita e godere con lui nell’eternità. Sicché le cose di questa terra, tutto quello che abbiamo, ci deve servire per conoscere meglio Dio, per porre in lui tutta la nostra volontà, in un amore che diventa amore di servizio, che diventa un amore grande verso di lui e verso tutte le creature che vengono dalle sue mani, verso il nostro prossimo: che cosa conta all’uomo guadagnare tutto il mondo se poi perde l’anima? Ecco l’insegnamento insistente che ci dà il Signore, noi dobbiamo raggiungere il fine della nostra vita e non ci dobbiamo lasciare fuorviare, sapendo bene che tutte le cose di questo mondo sono relative, e il ricco Epulone cade nell’infermo, ma il povero Lazzaro è nella pace e nella gloria. Che cosa importano le cose di questa terra? Importa amare Dio e fare la sua volontà, sapendo che Dio premierà questo nostro servizio con una mirabile ricchezza di dono. Impegniamoci perché la nostra vita vada diritta per il suo cammino, impegniamoci per non fuorviare, per non sbandarci, per non avvilirci: breve è la scena di questo mondo e poi c’è l’eternità.

CODICE 79ESV01362N
LUOGO E DATA Sant'Ilario d'Enza, 27/05/1979
OCCASIONE Catechesi al Vespro
DESTINATARIO Comunità Parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI Ascensione
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