12/06/1977 - Vespro Corpus Domini

Sant'Ilario d'Enza, 12/06/1977
Catechesi al Vespro

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Nel proseguire il commento all’invocazione “Cuore di Gesù saturato di obbrobri” poniamo una riflessione in preparazione anche alla festa del Sacro Cuore di Gesù. Nella devozione del Sacro Cuore ha una parte importante la riparazione. Riparare le offese che si recano al Cuore di Gesù, e sono tante! Sono tante! Noi ci meravigliamo quando pensiamo a quella piazza di Gerusalemme dove gli Ebrei gridarono a Pilato: “Crocifiggilo! - Crocefiggerò il vostro re? Ripeterono più forte: Crocifiggilo!” (Gv 19, 15-16). E Gesù non aveva fatto che del bene e Gesù non aveva fatto che dei miracoli per lenire ogni sofferenza umana: aveva dato la vista ai ciechi, aveva dato il moto ai paralitici, aveva consolato tante famiglie; perché quel “crocifiggilo”? L’ingratitudine umana è un tremendo mistero che si ripete nei secoli, nessuno ha fatto del bene più di Gesù, nessuno è bestemmiato e maledetto più di Lui, nessuno! Ora questo deve stringere il nostro cuore, ora questo deve essere per noi motivo di afflizione, perché non si può, quando si ama una persona, essere indifferenti a che sia oltraggiata! Il nostro amore a Gesù deve essere sommo, perché in Lui noi vediamo il Figlio di Dio, il redentore nostro, il benefattore nostro, l’amico nostro. La necessità allora di una riparazione del peccato che venga dal cuore, che venga dall’amore, perché dobbiamo controbilanciare, perché quando una persona è oltraggiata è spontaneo, è naturale, è giusto circondarla di tante attenzioni e tante premure per farle dimenticare, in un certo modo, l’amarezza dell’oltraggio. È qui la devozione al Sacro Cuore di Gesù. Parlavamo già dell’aspetto della devozione che è aiutare Gesù a salvare, ora sottolineiamo questa parte, la parte di un amore che diventa più grande per riparare il peccato. Perché il nostro amore possa essere veramente riparatore deve avere alcune caratteristiche. Deve essere prima di tutto un amore vero, un amore allora che non si fermi a delle parole, che non si fermi ad esprimere dei sentimenti, che si traduca nelle opere. L’amore vero è l’amore dei fatti. Poi deve essere un amore fedele, proprio perché vero deve essere sempre ardente, sempre fervido, di ogni ora e di ogni circostanza, nei momenti di gioia come nei momenti di dolore, come durante la preghiera di gioia, durante il buio dei Getsemani. Deve essere un amore fedele, che sa, anche con sacrificio, stare vicino. Terzo: deve essere un amore generoso, un amore allora che supera tutti i momenti di debolezza e di stanchezza. L’amore generoso è l’amore che non misura, è l’amore che non calcola, perché l’amore è dono e l’amore aborrisce dal calcolo. E poi deve essere un amore di insieme, di tutti, un amore che viene da tutta la comunità, da tutta la chiesa riunita. La chiesa è chiamata alla lode e all’onore del suo Sposo, tutta la chiesa, tutti noi, dobbiamo prestare quest’amore di lode, quest’amore di riconoscenza, quest’amore di giubilo, il giubilo di essere vicini a Lui e di seguirlo sempre. Quindi ci sia la nostra volontà di riparazione; possa il Signore trovare nel nostro cuore il suo riposo, come quando Gesù, assalito dai suoi nemici, si trovava, così, bersaglio di tutte le loro malignità, partiva da Gerusalemme e veniva nella casa di amici, a Betania; lì era il suo riposo. Per questo diciamo: Betania, oh luogo di riposo di Gesù! Dove trovava il caldo dell’amicizia, l’amore rispettoso e premuroso della famiglia di Lazzaro. Dobbiamo essere noi la Betania di Gesù, il luogo nel quale il Signore trova la sua consolazione, trova la sua pace: nel nostro cuore, nella sicurezza del nostro amore, nella fedeltà della nostra amicizia, nella nostra generosità continua. Questo noi desideriamo che diventi uno dei frutti migliori della festa del Sacro Cuore.

CODICE 77FBV0133AN
LUOGO E DATA Sant'Ilario d'Enza, 12/06/1977
OCCASIONE Catechesi al Vespro
DESTINATARIO Comunità Parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI 23- Saturato di obbrobri
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