Siamo proprio arrivati all’invocazione: “O Gesù, re della gloria, abbi pietà di noi”. Ed è la sintesi delle cose che abbiamo sentito dalla prima lettera ai Corinti: bisogna che Cristo regni. Cristo risorto è re della gloria che si manifesta come un cantico sublime in questa terra. Tutto il bene che è quaggiù viene da Cristo: è Lui la causa che lo fa, è Lui che sostiene coloro che lo fanno, è Lui l’esempio magnifico cui ispirarsi. La risurrezione di Gesù è il Mistero che ci fa vivere da figli di Dio, che ci dà la vita, lo splendore della vita, la pienezza della vita. E Gesù è re della gloria, della gloria celeste, della gloria che non tramonta, della visione beatifica. Noi – dice la Scrittura – abbiamo accesso al Padre per mezzo di Gesù; è Lui che, unendoci a Sé come un membro è unito al capo, ci comunica lo splendore, quello splendore meraviglioso che tutte le anime ricevono in eredità, proprio perché Cristo ha pagato per loro e ha dato se stesso per loro. Cristo è re della gloria, in una magnifica sequenza di cose, in una magnifica realtà. Quando sentiamo più insultante la tentazione, quando sentiamo l’avvilimento che ci stringe, quando siamo vicino all’amarezza che tocca la disperazione per i nostri fallimenti, ricordiamoci di questa invocazione: “Gesù, re della gloria, abbi pietà di noi”, perché Lui attraverso la vittoria che dobbiamo attuare in questa terra possa incoronarci in Paradiso. Abbiamo bisogno di pensare al Paradiso. Leggevamo stamattina le parole di Gesù a Pilato: “Il mio regno non è di questo mondo”. Certo, non sa di questo mondo, perché è un mondo interiore, perché è un mondo spirituale magnifico, che non ha nulla a che fare con i poteri e con le autorità di questo mondo; ma il suo regno che comincia sulla terra non termina mai, come aveva detto l’arcangelo Gabriele il giorno dell’Annunciazione a Maria: “Egli sarà un re, un grande re e il suo regno non avrà un termine, non avrà un fine”. Il suo regno è eterno. Chi vuol godere con il mondo passa con il mondo, chi vuol essere con Cristo godrà in eterno con Cristo. Guardiamo allora di non lasciarci fermare dalle facili tentazioni; noi diciamo a chi è ingordo di cose terrene: tu ti fermi per la strada, tu rallenti il passo, tu perdi del tempo. “Passa – soggiunge sant’Agostino – passa e canta”, cioè passa cantando nel tuo cuore l’Alleluia a Cristo re della gloria, perché chi si unisce a Lui non passa, ma resta sempre in una sublimità di vita e, in un domani, in una pienezza di gloria.
CODICE | 82MMV0133ZN |
LUOGO E DATA | Sant'Ilario d'Enza, 21/11/1982 |
OCCASIONE | Vespro Solennità di Cristo Re |
DESTINATARIO | Comunità Parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | Cristo Re |
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