21/04/1974 - Vespro Domenica Albis

Sant'Ilario d'Enza, 21/04/1974
Catechesi a Vespro, Domenica in Albis

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Nelle nostre riflessioni, all’ottava invocazione, siamo invitati a considerare il Cuore di Gesù come una fornace ardente di amore per noi. È un’altra similitudine biblica. Spesso ci si è fermati di fronte al prodigio fatto da Dio in una grande fornace, quella che accese Nabucodonosor per punire i tre giovani che si erano rifiutati di adorare la statua d’oro che lui aveva eretto. Si è visto in quell’immagine l’immagine della provvidenza di Dio, la provvidenza di Dio che salva, la provvidenza di Dio che interviene amando. E si è detto: anche noi dobbiamo essere in una fornace, in una fornace ardente che è l’amore di Cristo, questo amore che non è per distruggere in noi, ma per costruire, che non è per la nostra umiliazione, ma per la nostra esaltazione come figli di Dio. Del resto ricordate che nella storia delle apparizioni del Sacro Cuore a santa Margherita Maria più volte Gesù è apparso col cuore pieno di fiamme, per questo di solito lo si raffigura così il Cuore di Gesù: circondato dalle fiamme. Fiamma-amore, fiamma che purifica, fiamma che ci rende graditi al Signore. Siamo dunque invitati a considerare l’amore di Dio che si è manifestato in Gesù, che si è manifestato in una maniera così forte, così grande, così travolgente. Chi potrà resistere a questo amore? Chi potrà restare freddo davanti a tanto fuoco? Ed è proprio la scrittura che ci invita a questa considerazione dell’amore di Gesù, è san Paolo che, nel capitolo terzo della lettera agli Efesini, invita tutti a prendere atto delle dimensioni di questo grande amore. Dice l’apostolo: “Guardate, provate a misurare quanto sia l’altezza, la larghezza, la profondità di questa carità, perché così voi vi riempirete della grazia del Signore” (Ef 3, 18-19), cioè l’apostolo ci dice che non possiamo entrare bene nella storia della salvezza, essere compresi di quello che ha fatto il Signore, essere spinti alla nostra collaborazione, se non a lungo, se non con intelligenza, con perseveranza noi non consideriamo questa carità di Gesù, questo amore che è nel Cuore di Gesù. Diceva ancora l’apostolo in un altro momento della lettera “Che cosa ci può spingere se non l’amore di Cristo?” (*). Ecco l’invito che riceviamo stasera è : “Metti la tua mano nel mio costato” (Gv. 20, 27), dove il Signore ha voluto tenere il segno della lancia che gli ha trafitto il cuore. Cioè noi dobbiamo essere spronati in questo tempo della risurrezione ad una preghiera più profonda, più intensa. E la preghiera è la contemplazione del suo amore, è la contemplazione di quello che ha fatto e sta facendo per noi; perché non siamo pigri, perché non siamo faticosi, perché non siamo indifferenti, perché non siamo, per usare un’espressione comprensiva, “freddi” di fronte a questo amore. E ci avverte san Giovanni nell’Apocalisse che non basta nemmeno essere “tiepidi”. Bisogna che noi accogliamo questo amore di Cristo in noi, perché tutta la nostra salvezza sta qui: nell’accogliere l’amore di Cristo. Lo dobbiamo accogliere nella nostra riflessione e sempre in tutta la nostra esperienza con Lui, particolarmente nella messa, nella Comunione. Diceva santa Caterina da Siena: come fai a ricevere il fuoco, e tu ricevi il fuoco quando fai la Comunione, e ad essere sempre così freddo, così indifferente, così mediocre? Hai ricevuto il fuoco, l’hai ricevuto tante volte, è sceso fino in fondo a te; guarda come è triste, guarda come è brutto! Ecco raccogliamo queste parole di una grande santa, di un’ardente santa e sia motivo per noi di vera e profonda rinnovazione.

CODICE 74DMV01360N
LUOGO E DATA Sant'Ilario d'Enza, 21/04/1974
OCCASIONE Catechesi a Vespro, Domenica in Albis
DESTINATARIO Comunità Parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI Fornace ardente di carità
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