Rm 6, 5-7 Ancora una volta abbiamo letto un brano della Scrittura in cui la vita cristiana è proiettata in un incontro personale con Cristo, in una comunione con Cristo. Una comunione così stretta da avere tutto insieme, anche la morte, anche la crocifissione, anche la resurrezione. È sulla fede allora che ci dobbiamo sempre interrogare, perché molte volte immaginiamo che la fede sia l’ammettere una serie di verità. Non è solo questo. La fede è unione stretta con Gesù. È unione personale con Gesù. Noi ci incontriamo con lui, diventiamo lui, diventiamo suo corpo mistico. Guardiamoci perciò da ogni deviazione. La nostra fede deve essere chiara e limpida. La fede non si riduce a un sentimento, così come esce dalla commozione del cuore. La fede è un atto sommamente ragionevole. È l’atto più ragionevole che noi possiamo compiere. Perché a Dio che si rivela e chiede il nostro sì, la nostra adesione a Cristo, dobbiamo rispondere con un vero abbandono della nostra volontà. Ma non con un abbandono irrazionale. La ragione ci dice che Dio è somma autorità, che Dio è sommamente verace ed è giusto ammettere quello che lui misericordiosamente ci rivela. È sommamente ragionevole credere a Dio. Perché lui non può ingannarci e non si può ingannare. La nostra vita ha valore se si unisce a quella di Cristo. In questa sicurezza, in questa razionalità della fede troviamo allora il nostro cammino ben preciso e ben chiaro. Oggi noi lo ripromettiamo al Signore.
CODICE | 81DRV01360N |
LUOGO E DATA | Sant'Ilario d'Enza, 26/04/1981 |
OCCASIONE | Catechesi al Vespro domenica in Albis |
DESTINATARIO | Comunità Parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | Fede |
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