07/04/1974 - Vespro Domenica Palme

Sant'Ilario d'Enza, 07/04/1974
Catechesi a Vespro, Domenica delle Palme

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Dicevamo quanto è appropriato applicare al Cuore di Gesù le parole della visione di Giacobbe: è la casa di Dio è la porta del cielo (Gen. 28, 17). Osservavamo che questo si è verificato mirabilmente nell’Incarnazione, quando in Gesù abbiamo trovato l’accesso al Padre e al Padre, uniti a Gesù, noi possiamo volgere la nostra preghiera, fare ascoltare la nostra voce, far giungere la nostra supplica. Sta allora tutto il nostro bene nel rimanere uniti al Cuore di Gesù, nel fare col Cuore di Gesù un’unica cosa. Anche la liturgia di oggi, nella prima parte della processione, sottolineava questa nostra unione con Gesù: non solo la lode a Gesù, ma con Gesù la lode al Padre. Ecco questa sera ci fermiamo brevemente a guardare come possiamo essere così uniti a Gesù. Con una frase, consacrata dalla tradizione, noi esprimiamo sinteticamente questa idea dicendo che nella nostra vita di cristiani ci vuole la “retta intenzione”. Che cosa intendiamo con queste parole “retta intenzione”? Noi diciamo che non valgono le nostre opere, che non valgono le nostre buone intenzioni, che tutto quello che facciamo è inutile se non uniamo questa nostra volontà con quella di Cristo. Il valore lo dà Gesù, non lo diamo noi. Che cosa sono le nostre buone qualità, le nostre opere buone se non c’è Gesù? Retta intenzione vuol dire allora quella volontà di fare le cose uniti a Gesù, come le faceva Gesù, con gli stessi suoi sentimenti, con lo stesso suo amore. Sicché le nostre azioni, lo dobbiamo ben capire, e perciò appositamente mi ripeto, non valgono in se stesse, valgono secondo che noi le uniamo a Gesù. Se le uniamo bene a Gesù allora anche le azioni più piccole, anche le azioni di per sé molto povere, molto valgono, perché allora anche nelle piccole cose noi veniamo a mettere un grande amore, perché veniamo a metterle nell’amore del Cristo, nell’amore che Cristo ha dato al Padre suo. Retta intenzione vuol dire allora uno stato abituale di unione col Cristo, una nostra volontà di fare le cose così come compiamo le azioni nella messa: con Cristo, in Cristo e per Cristo. È vitale! E più retta intenzione mettiamo, più accresciamo la gloria al Padre, più accresciamo i nostri meriti. Dico “uno stato abituale” per cui alle volte la retta intenzione sarà “attuale”, cioè sarà attualizzata momento per momento. Alle volte sarà “virtuale”, cioè costituirà il fondo vero delle nostre azioni, quella finalità che ci fa andare, che ci fa agire. In pratica il consiglio è evidente: ripeti spesso la tua volontà di essere unito con Gesù, ripeti che vuoi mettere nelle tue azioni il suo amore, che vuoi fare le cose per la gloria del Padre come le faceva Gesù, che vuoi non fare le tue cose per te, egoisticamente, oppure per riscuotere l’approvazione degli altri e il plauso degli altri, che vuoi fare le tue cose per amore di Dio come Gesù. Ecco perché il Cuore di Gesù è la porta del cielo: se noi siamo uniti a Lui tutto diventa meritorio, tutto diventa bello, tutto diventa grazia. Impariamo allora, quando ci alziamo al mattino, nelle nostre prime preghiere a dire: “Signore, in unione con Gesù, per la tua gloria”. Durante la giornata ripeterle, queste preghiere, come frutto del nostro raccoglimento, e vigilare su di noi stessi, perché, cominciando bene non finiamo male, e quello che cominciamo con Cristo non finisca poi per essere fatto per dei motivi assolutamente inferiori. Questo nostro sforzo abbrevierà il cammino della nostra virtù e ci farà veramente forti contro ogni genere di tentazione.

CODICE 74D6V0135XN
LUOGO E DATA Sant'Ilario d'Enza, 07/04/1974
OCCASIONE Catechesi a Vespro, Domenica delle Palme
DESTINATARIO Comunità Parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI Casa di Dio e porta del cielo
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