Parlavamo di speranza e cercavamo di capire l’invocazione: “Cuore di Gesù speranza, conforto, forza, salvezza di coloro che sperano in te” e dicevamo che due sono i peccati che vanno contro la speranza: il primo per un eccesso sconsiderato creduto una speranza, cioè la presunzione, e il secondo per un difetto di speranza ed è la disperazione, l’avvilimento. Questa sera ci fermiamo a dire qualcosa sulla presunzione. La presunzione è anche un peccato contro lo Spirito Santo, presunzione di salvarsi senza merito. È giusto che attendiamo dal Signore la salvezza, è giusto che noi in Lui poniamo tutta la confidenza, ma è cosa vile il credere che noi non dobbiamo far nulla. È la viltà che prende possesso dell’uomo e, sotto pretesto, lo vuole esonerare da ogni peso e da ogni lavoro serio. Resta il principio dato da S. Agostino: “Colui che ha creato te senza di te non ti salverà senza di te”. Il Signore ci fa un’infinità di grazie, ci aiuta con abbondanza straordinaria di cose. Il Signore ci perdona sempre quando siamo veramente pentiti. Ma c’è la parte nostra ed è la parte che i presuntuosi non vogliono porre. Alle volte è la leggerezza, la superficialità che fa loro dire: “Oh, il Signore è buono, il Signore mi salva, il Signore è misericordioso, senza dubbio mi perdona anche se non faccio poi tante lacrime sui miei peccati!”. La leggerezza purtroppo fa strage e voi lo sapete come nel mondo viene giustificata ogni assenza, ogni neghittosità e si dice proprio: “Dio non è cattivo come lo raffigurate voi, Dio è buono e, quando uno è stato onesto, lo salva”. Nel discorso vi sono un mucchio di equivoci e sull’onestà e sulle disposizioni di salvezza. Il Signore ha prevenuto questo, quando ha detto: “Non chi mi dice: Signore, Signore, entra nel regno, ma chi fa la volontà del Padre mio” e ha detto “Se vuoi salvarti, osserva i comandamenti”. I cristiani che frequentano non arrivano fino a questo punto, però molte volte si insinua nella loro vita spirituale una desolante leggerezza, superficialità, che, se non è una presunzione grave, indubbiamente preclude molte conquiste di bene e molti meriti, molti, perché si va avanti con superficialità e ci si accontenta di una preghiera più che mediocre, perché si finisce per non fare mai la conquista di quelle virtù che dovrebbero stare a cuore fino al sommo. E si va avanti così di Confessione in Confessione, di Messa in Messa, di sacramenti in sacramenti, di parole di Dio in parole di Dio: si va avanti, direi una parola che non vuole essere offensiva, si va avanti stupidamente, si va avanti senza mai costruire qualcosa di solido, si va avanti così in qualche maniera baloccandosi più che impegnandosi, si va avanti di anno in anno illudendosi che la virtù salti fuori per un giochetto magico, che poi arriva il momento in cui si è combinato tutto. Si manca di impegno, di metodo, di ordine, si va avanti giocando (e tante volte paurosamente giocando) sulle occasioni di peccato: niente è peccato, niente può indurre al peccato, tanto sono già bravo. E non è vero. È una cosa veramente triste! Ecco perché sono tanto pochi coloro che arrivano a una virtù provata, a una virtù di buon grado: sono tanto pochi quelli che arrivano alla santità; si illudono. Noi dobbiamo chiedere al Signore questa sera di farci capire bene le nostre superficialità, le infiltrazioni della presunzione nella nostra vita spirituale, per sentire che se il Signore è buono è una ragione di più per essere fedeli, che se il Signore è misericordioso è una ragione di più per non commettere i peccati, che proprio perché il Signore ha le braccia aperte noi non dobbiamo mai abusare della sua misericordia, del suo perdono, della sua pazienza. Dio è infinitamente paziente, però è ancora infinitamente giusto. Perciò tornano le parole della Scrittura: “Con timore operate la vostra salvezza”.
CODICE | 79ADV01323N |
LUOGO E DATA | Sant’Ilario d’Enza, 07/01/1979 |
OCCASIONE | Catechesi Vespro |
DESTINATARIO | Comunità parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | La presunzione |
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