09/12/1973 - Vespro I Domenica Avv

Sant’Ilario d’Enza 09/12/1973
Catechesi vespro

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Continuando la nostra riflessione sulla terza invocazione, “Cuore di Gesù unito sostanzialmente al Verbo”, questa sera pensiamo alle parole del vangelo di S. Giovanni: “Egli, Gesù, è venuto pieno di grazia e di verità e dalla sua pienezza tutti noi riceviamo”. La santa umanità del Verbo, unita così strettamente in una comunione così forte di vita con la persona del Verbo, comunica a noi dei frutti singolarissimi, meravigliosi di santità. Noi prendiamo dalla sua pienezza: è una vita che sovrabbonda in Lui, ne è pieno, la comunica a noi. Essere cristiani non è allora solo ritenere alcune verità, non è solo avere una determinata devozione, nemmeno avere una determinata linea di condotta morale. Essere cristiani, essere suoi è prima di tutto e sostanzialmente vivere della sua vita, è avere una comunione con Lui. Gesù infatti ci partecipa la vita divina. Dirà la Scrittura che noi siamo diventati come dei consanguinei di Dio, cioè c’è una comunicazione meravigliosa che noi abbiamo chiamato “grazia santificante”. Ma stiamo bene attenti che questa parola, invece d’illuminarci, non ci chiuda così sbrigativamente in una definizione. Cosa vuol dire entrare in comunione con Cristo? Vuol dire avere in noi un principio vitale che ci viene da Lui, avere in noi una vera partecipazione a tutto quello che è Lui perché formiamo una sola cosa, un solo corpo, sottolineerà S. Paolo. Dirà S. Paolo che, come in un corpo umano il capo e le membra vivono della stessa vita, anche se hanno funzioni diverse, così è della nostra unione con Cristo. Certo, noi non abbiamo l’unione che Lui ha con Dio, perché questa è solamente sua (unione ipostatica), ma tutto quello che ne viene è suo ed è nostro, sono suoi tutto lo svolgersi dei nostri pensieri, i nostri meriti, sono suoi le nostre preghiere e le nostre sofferenze, sono nostri i suoi misteri, la sua vita, sono nostre le sue prerogative e come Lui è re, sacerdote e profeta così anche noi diventiamo partecipi di quella regalità, di quel profetismo, di quel sacerdozio. Ci dobbiamo fermare a lungo a riflettere che cosa vuol dire essere unti con Lui, che cosa vuol dire avere un’unica vita, avere un unico amore, avere un’unica prospettiva del domani. S. Paolo diceva: “Siete coeredi con Cristo”: la sua gloria sarà la nostra gloria, la sua gioia sarà la nostra gioia, perché “dove sono Io voglio che siate anche voi”. Desideriamo molto, particolarmente nel ricevere l’Eucarestia, nella Comunione eucaristica, meditare questa nostra unione col Signore. Meditiamo, ammiriamo, esultiamo, perché questa è la nostra grande ricchezza, secondo le parole della Scrittura: voi siete diventati ricchi in Cristo Gesù. Egli si è fatto povero per voi, ma voi siete diventati ricchi e le ricchezze che vi ha dato sono meravigliose. Pensiamo, qui è allora tutta la nostra collaborazione: formare sempre di più una sola cosa con Lui nella fede e nella carità.

CODICE 73N8V01310N
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza 09/12/1973
OCCASIONE Catechesi vespro
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI Vivere la vita di Cristo
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  • “È evidente come Don Pietro abbia vissuto il suo sacerdozio
    tra la vita delle persone, condividendo tutto. 
    In fondo, forse, è il segreto più prezioso che ci ha svelato.”
    Umberto Roversi

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