28/11/1976 - Vespro I Domenica Avv

Sant'Ilario d'Enza, 28/11/1976
Catechesi a Vespro

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Parlando dell’Avvento, stamattina dicevamo che un cristiano non è autentico se guarda solo al passato; deve guardare al futuro, deve essere sicuro del futuro che gli ha preparato Dio. Quindi deve sentire il bisogno della vigilanza, attuare la liberazione, porsi così in uno stato di speranza, la speranza cristiana. C’è una virtù da sottolineare nell’Avvento, è proprio la speranza. La speranza è il grande motore della vita spirituale, la speranza ci muove verso le vette più alte, perché la speranza è fondata su un motivo che non può venire meno: è la garanzia, è la promessa di Dio, è la sua fedeltà. Sulla fedeltà di Dio è basata tutta la nostra attesa. Speranza di che cosa? Speranza che Dio interviene in noi, che Dio è con noi, che Dio costruisce con noi, che Dio è al nostro fianco. La speranza, dice la promessa di Dio, che attraverseremo tutta questa vita, tutta questa vita, tutte le prove di questa vita, tutte le ansie di questa vita, fino ad arrivare al paradiso. Per gli altri c’è la paura, per noi: “Alzate il vostro capo, perché la vostra redenzione è vicina” (cfr. Lc 21, 28). Sono parole del Signore: “Alzate il vostro capo”. Quindi noi dovremo cercare in questo tempo di Avvento, particolarmente di accrescere la speranza. Speranza, è da parte nostra fare tutto il possibile, come non dipendesse che da noi. Speranza, è attendere tutto da Dio, come tutto dipendesse da lui. Quest’Avvento noi dobbiamo crescere la speranza, perché molte volte l’avvilimento, la tristezza, lo scoraggiamento, fanno stragi delle intenzioni, anche le migliori. Si dice: “Tante volte ho provato, non sono riuscito. Tante volte mi ci sono messo e i miei propositi si sono infranti come un vetro buttato per terra”. “Alzate il vostro capo, la redenzione è vicina”. La sicurezza che quando noi avremo capito quella grande virtù che è l’umiltà, Dio sicuramente non ci delude. Umiltà, vuol dire abbandonare tutte le pretese di fare noi, tutte le pretese di realizzare noi, tutte le pretese di costruire noi. Buttare via l’orgoglio, perché nell’orgoglio c’è la nostra resistenza, perché nell’orgoglio c’è una falsità. Dio non tollera la falsità. Allora la speranza ci aiuta a costruire l’umiltà, una virtù tipica dell’Avvento: essere umili, aspettare con fiducia e serenità. La speranza ancora ci urge a costruire in noi lo stato di preghiera; tipico il tempo di Avvento per la preghiera, un tempo colmo di preghiera. La preghiera che è attesa, la preghiera che è fiducia, la preghiera che è abbandono. La speranza ci dice: “La tua forza, non sta che nella preghiera. Tu puoi ottenere tutto dal tuo Dio. Lui ti ha promesso che se preghi ottieni”. Un mezzo molto facile per ottenere tutto: “Pregate ed otterrete, picchiate e vi sarà aperto” (cfr. Lc 11, 9). Tutto. Si snoda allora un clima di preghiera, un clima allora in cui ci affidiamo continuamente a Dio. E la speranza ci suggerisce ancora un’altra virtù tipica dell’Avvento: lo spirito di povertà, il liberarci da tutti gli affanni, da tutte le esagerate apprensioni della terra, del culto delle cose della terra, abituandoci con spirito di penitenza a saperci privare, a saper rinunciare a quanto ci terrebbe legati, a quanto ci ridurrebbe in schiavitù, per essere pronti al volere di Dio e per essere disponibili ai nostri fratelli. Spirito di povertà come l’avevano Maria e Giuseppe, spirito di povertà come l’avevano gli apostoli! Un cristiano attaccato ai beni di questa terra, è una contraddizione: “Dov’è il tuo tesoro, ivi sarà il tuo cuore” (Mt 6, 21). Se vogliamo essere nello spirito di Avvento, porre il cuore nel Signore, considerare la venuta del Signore come la cosa più importante, dobbiamo essere distaccati. Queste tre virtù, le tradurremo nella pratica. Prima di tutto saremo meno orgogliosi, cercheremo, secondo lo spirito del vangelo, di essere con lo sguardo sui nostri difetti, non sui difetti degli altri. Eserciteremo l’umiltà in una serie di propositi che vorremo presentare al Signore. Faremo dell’Avvento un tempo speciale di riflessione e di preghiera, di ascolto della parola di Dio. Faremo dell’Avvento un esercizio di povertà, nella luce totale della speranza. Il Signore ci conceda di vivere così l’Avvento, per progredire tanto nel bene.

CODICE 76MTV01310N
LUOGO E DATA Sant'Ilario d'Enza, 28/11/1976
OCCASIONE Catechesi a Vespro
DESTINATARIO Comunità Parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI Avvento
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