27/11/1977 - Vespro I Domenica Avv

VESPRO Parlavamo domenica della nostra obbedienza alla Chiesa. Nel contesto Chiesa viene il discorso sulla parrocchia. La parrocchia è un lembo della Chiesa. È una piccola Chiesa. La parrocchia appartiene alla Chiesa locale e nella parrocchia vi è un incaricato del vescovo che presiede alla Chiesa locale: è il parroco. Il discorso della parrocchia, del nostro relazionare con la parrocchia, del nostro sentire la parrocchia è chiaramente un discorso di Chiesa, perché chi dice di sentire la Chiesa e trascura la parrocchia è evidentemente in un equivoco. Qui si fa la Chiesa quando ci si riunisce insieme nella liturgia, particolarmente nella liturgia eucaristica. Quando insieme si medita la Parola di Dio, quando insieme si ascoltano le direttive che vengono date, quando, particolarmente, insieme si forma fraternità, o come adesso abitualmente diciamo: comunità, la comunità parrocchiale. Tutti i cristiani che sono nei confini indicati dalla parrocchia formano un unità attorno al parroco, formano una Chiesa che prega, una Chiesa che ascolta, una Chiesa che ama, una Chiesa che evangelizza. Perciò la nostra comprensione sulla parrocchia deve essere in conformità alla nostra fede, la nostra fede che vede nella Chiesa una continuazione del corpo di Cristo. Parrocchia quindi non in un senso così giuridico ed esteriore, ma in un senso profondo di comunione. La nostra comunione con Cristo insieme, e il nostro lavoro insieme. Cominciamo oggi un nuovo anno liturgico, l’anno della Chiesa, l’anno dunque della parrocchia, ed ognuno è invitato a meditare sulla sua posizione nella parrocchia, perché ci sono dei cristiani che, pur avendo una vernice di devozione, non sentono e non collaborano. Non sentono perché hanno un cristianesimo individualista, non collaborano perché sono in una posizione di pigrizia o di comodo. Ognuno deve revisionare la sua posizione nella parrocchia per vedere che cosa dà e come sa ricevere. Ognuno deve vedere come evidentemente il Signore non vuole semplicemente delle cose, ma vuole quelle cose. Quando con fede agiamo nella parrocchia noi agiamo nella Chiesa, noi siamo nella volontà di Dio. Una parrocchia non è fatta di persone perfette, e chi si scandalizza dei difetti dei fratelli merita il rimprovero di Gesù: “Ipocrita, perché vuoi togliere la pagliuzza dall’occhio del fratello, quando nel tuo hai una trave? Togliti prima la trave” (Lc 6, 41–42). Dobbiamo sentire insieme e quindi dobbiamo serenamente, perdonandoci i nostri difetti, camminare alla realizzazione del regno di Dio. Il male ci assedia da ogni parte, il male prepotente, il male organizzato, il male scandaloso, quanta unità devono fare i cristiani, quando brucia la casa non si può stare a discutere di sciocchezze. Noi dobbiamo sentire la nostra solidarietà che è una solidarietà di fede, ognuno deve dare quello che può alla sua parrocchia, e non può stare tranquillo in coscienza se non dà quanto può. Ognuno deve dare alla sua parrocchia, ed è necessario che con umiltà si seguano le linee tracciate, è il parroco il responsabile davanti al vescovo e davanti a Dio. Bisogna essere uniti, essere così in un unico intento, essere pronti, essere fedeli, essere comprensivi, essere intelligenti. Così ci vuole il Signore nella nostra parrocchia, così speriamo che tutti lo siano in questo anno liturgico.