07/03/1976 - Vespro I Domenica Quar

Sant'Ilario d'Enza, 07/03/1976
Catechesi Vespro I domenica di Quaresima

Ascolta l'audio

Parlavamo dei Padri della Chiesa, come modelli e come guide. Ci fermeremo brevemente su alcuni di loro. Questa stasera parliamo di sant'Atanasio, il primo nell’ordine del tempo. Già vi dicevo che appare nella Chiesa in un momento difficilissimo: la Chiesa aveva ottenuto la libertà con l’Editto di Costantino nel 313 e già nel 318, subito dopo, serpeggia violento questo errore. L’arianesimo prende il nome da Ario, un prete di Alessandria di Egitto, che formulò una dottrina terribile; dico terribile, perché sgretolava in maniera subdola, ma sgretolava totalmente tutta la costruzione del cristianesimo. Riduceva il cristianesimo a una delle tante religioni naturaliste. Distrutta la verità della divinità di Gesù, distrutta la verità della Santissima Trinità. Ario negava la vera definizione delle persone della Trinità, perciò diceva che in Gesù Cristo non si era incarnato Dio, ma la prima creatura che aveva fatto Dio. Piaceva questa dottrina a tutti i “mezzi cristiani”, a tutti quelli che erano entrati frettolosamente nella Chiesa dopo che l’imperatore aveva dimostrato la sua preferenza per i cristiani, a tutti coloro cui non piacevano i misteri, che volevano spiegare tutto, che volevano sapere tutto. Questa trascendenza del cristianesimo sulla mente umana dava fastidio. Verso questa dottrina, che poneva anche alcune istanze sociali, fu un vero scivolamento che recò danni gravissimi. Per circa un secolo la Chiesa dovette lottare contro questa eresia. Quando nel 325 si riunì il primo Concilio Ecumenico ed Ario fu condannato, sembrò finire tutto lì; in realtà incominciava. Al concilio di Nicea, vicino al suo vescovo, c’era un diacono, particolarmente ricco di cognizioni, particolarmente forte e battagliero: si chiamava Atanasio. Aveva cominciato la sua lotta; alla morte del suo vescovo, diventò lui vescovo di Alessandria di Egitto e prese in mano le redini della lotta anti –ariana. Per circa mezzo secolo (morì nel 373), per circa mezzo secolo guidò le sorti della dottrina cristiana, insieme al Papa di Roma. Tutta una vita di travaglio, la maggior parte di questi anni la passò fuori dalla sua sede, o in esilio, o perseguitato a morte. Mai si piegò. “Invicte” difensore della dottrina cristiana, soffrì e soffrì di tutto: lo calunniarono nella vita morale, lo denigrarono nella sua azione pastorale, fecero di lui una specie di persona veramente infame. Ma lui amava il Signore, lui amava la Chiesa, lui diceva che la verità del Signore non va mai né diminuita, né messa in ombra: la verità di Dio è quella che è. Quando morì (morì nella sua sede), poteva dire che i colpi più duri li aveva dati all’arianesimo, e questa eresia si andrà sempre di più sgretolando, fino a scomparire. Grande santo, grande maestro della Chiesa; grande santo, perché uomo di grande preghiera. Era intimo amico di sant’Antonio abate e spesso lo andava a trovare nel deserto e passava lunghi tempi nel deserto. E tutto il tempo nel quale doveva stare nascosto, lo dedicava alla preghiera e allo studio della Scrittura. Dicono che sapesse a memoria tutta la Bibbia. Non solo la sapeva tutta a memoria, ma la sapeva spiegare in una maniera meravigliosa. Noi abbiamo dei suoi scritti, che soprattutto esaltano la figura di Gesù Uomo-Dio, le mirabili relazioni tra la divinità e l’umanità. Cosa dobbiamo imparare da sant’Atanasio, se non quest’amore alla verità, questo amore alla verità, alla Parola di Dio fatto uomo, questo amore a Gesù, riconoscendo in Gesù non solo una grande figura umana, ma il nostro Dio. Amare Gesù. Quando guardiamo il cuore di Gesù, non dimentichiamo mai: è il cuore del Figlio di Dio. Gesù con il suo cuore non ci ha espresso solo il suo amore umano, ma ci ha espresso l’amore stesso di Dio. Nel cuore di Gesù, noi dobbiamo vedere lo splendore del Padre, come dice san Paolo, la figura della sua sostanza. Da sant’Atanasio dobbiamo imparare a saper soffrire per amore di Gesù Cristo. Tutta la sua vita è stata una sofferenza per Gesù. Non si ama, se non si soffre per la persona amata. Ecco che noi dobbiamo sapere soffrire per Gesù Cristo, non avere vergogna di Lui. “Chi avrà vergogna di me – lo ha detto Lui – io avrò vergogna di Lui” (Mc 8, 38). E poi dobbiamo imparare l’amore alla Scrittura; dobbiamo conoscere meglio la Bibbia, perché dalla Bibbia veniamo a conoscere Dio e nella conoscenza di Dio sta veramente la nostra gioia e la nostra vita. Domandiamo a questo santo un grande aiuto, per essere anche noi decisi, per non avere paura delle persecuzioni, per essere sempre intrepidi nel manifestare la nostra fede.

CODICE 76C6V01340N
LUOGO E DATA Sant'Ilario d'Enza, 07/03/1976
OCCASIONE Catechesi Vespro I domenica di Quaresima
DESTINATARIO Comunità Parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI I Padri della Chiesa (S. Atanasio)
Condividi su
MOVIMENTO FAMILIARIS CONSORTIO
Via Franchetti, 2
42020 Borzano
Reggio Emilia
Tel: + 39 347 3272616
Email: info@familiarisconsortio.org
Website: familiarisconsortio.org
  • “È evidente come Don Pietro abbia vissuto il suo sacerdozio
    tra la vita delle persone, condividendo tutto. 
    In fondo, forse, è il segreto più prezioso che ci ha svelato.”
    Umberto Roversi

© 2022 Movimento Familiaris Consortio | Via Franchetti, 2 42020 Borzano (RE) | info@familiarisconsortio.org |Privacy Policy | COOKIE POLICY | SITEMAPCREDITS