28/02/1982 - Vespro I Domenica Quar

Un premio. C’è il premio eterno ed è la meta. Ma c’è anche un premio del tempo. Ha detto Gesù nelle rivelazioni a santa Margherita Maria: chi mi conquista, chi conquista il mio cuore, ha delle gioie incredibili. Solo chi ha esperimentato lo può capire. E noi ricordiamo come è vero che essere con Gesù è un dolce paradiso. Troppo spesso allora abbiamo una devozione superficiale o una devozione di posizione senza salire alla vera devozione. La vera devozione al Cuore di Gesù è quella che veramente è il risultato di un incontro. Quando il Signore si comunica a un’anima, quell’anima sente come sono tutte cose vane quelle che prima considerava notevoli e grandi. Allora capisce che è nel colloquio con Gesù che si fanno le esperienze più efficaci, le esperienze di maggiore sazietà. L’immagine non è mia: tante volte è ripetuta nei Salmi. Si ripete come l’uomo, nel colloquio con Dio, raggiunge una pienezza vera e profonda. Del resto, non lo ha detto Gesù? “Chi beve di quest’acqua non avrà più sete in eterno” (cfr. Gv 4, 14). Per cui, tutte le anime che sentono e che vivono, dicono quanto il Signore ricompensa, quanto il Signore dona; per cui un po’ di tempo passato con Lui compensa anni interi di sacrificio. Vogliamo allora capire la logica del premio. La logica è sottolineata da san Paolo: bisogna correre, bisogna conquistare, bisogna correre forte perché senza correre forte non è possibile avere la corona, quella corona che l’apostolo chiama “incorruttibile”, perché non viene a meno, non può venire a meno, è veramente una grande, magnifica realtà. Essere con Gesù, essere sempre con Lui, poter dire: “Veramente il cuore di Gesù è il mio amico”.