Dicevamo che, come figli di Dio, anche noi a somiglianza di Gesù dobbiamo essere la compiacenza del Padre. Per essere così, dobbiamo vincere il peccato, anche quel peccato che diciamo “veniale”, soprattutto lo stato di peccato veniale; non tanto dunque quei peccati che ci sfuggono, in un momento di irriflessione, in un momento di inquietitudine o di debolezza. Ma lo stato di peccato veniale indica un’accettazione, una rassegnazione, quando un’anima vuol servire Dio e nello stesso tempo vuol scendere a tutti i compromessi, purché non conducano alla colpa grave. Intanto, vi è una fondamentale illusione: scendere così a una vita fatta di egoismi, fatta di compromessi indubbiamente è una strada abbastanza sicura per scendere nella disgrazia di Dio. E poi, come può un’anima fiacca, un’anima che ha accettato un programma di tiepidezza e di rinuncia, la rinuncia alla generosità, come può, quest’anima vivere di amore di Dio, piacere al Signore, essere disponibile per tutte le opere di Dio? Dobbiamo capir bene che la vita del cristiano, proprio perché vita di figlio, dev’essere ricca di amore, dev’essere ricca di generosità, che non è possibile impostare una vera vita cristiana fuori da questi termini. Non si può credere di servire Dio con degli atti esteriori, con delle formalità, con certi atti di culto, con certe abitudini: è una delle illusioni più perniciose, è una delle illusioni che conducono a quella forma di religiosità sbagliata che chiamiamo “bigottismo”. Il cristiano deve vivere di amore e per un amore grande niente è piccolo. Allora non si distingue se in quella cosa c’è mancanza grave o leggera, allora si dice: questo dispiace a Dio, questo è fuori dell’amore, questo non entra nella relazione viva e fervida di un’amicizia e si rinuncia volentieri. Un’anima che è tiepida perciò si priva di tante grazie, sciupa tanto tempo, dà cattivo esempio; certo non può essere vera discepola del cuore di Gesù, fervido di amore, sempre pronto a donarlo, perché la sostanza di questa mediocrità spirituale sta proprio qui: non si vuole dare, non si vuole comunicare, ci si chiude in se stessi in una vita povera e non mossa da ideali. Un’anima mediocre deve scuotersi, deve cominciare a dire sul serio. I santi osservano che è più facile che si converta un peccatore, che un’anima posta in un’autentica mediocrità; dicono i santi che un’anima mediocre raramente si scuote, proprio perché considera le sue mancanze come delle cose che fanno già parte della vita e che sono irrinunciabili, non le valuta secondo Dio, ma secondo un metro umano. Ecco perché ognuno di noi deve con forza guardare in se stesso, perché, soggiungono sempre i maestri di vita spirituale, dicono che sono molti i mediocri, i tiepidi che non si accorgono nemmeno di esserlo, perché hanno chiuso i loro occhi e la loro religiosità è di cattivo sapore, la loro religiosità non piace al Signore e loro credono di piacergli. Per una distorsione di coscienza, vanno avanti così. Guardiamo allora se la nostra preghiera è tiepida, se le nostre Confessioni sono sempre uguali senza un autentico scuotimento, senza un autentico pentimento, se i nostri difetti sono sempre restati uguali da tempo, senza nessun progresso, se certi difetti di cattivo esempio li ammettiamo continuamente; se ci fossero questi segni, anche noi ci dovremmo mettere nei mediocri e nei tiepidi. E non piaceremmo al Signore! Il nostro esame di coscienza si volga così con umiltà, perché a Dio bisogno dare tutto, perché a Dio bisogna dare bene, perché soprattutto a Dio bisogna dare con molto amore! Ecco, è con molto amore che vorremo condurre la nostra vita spirituale, perché sia così, ricca di molti frutti.
CODICE | 76AHV01331N |
LUOGO E DATA | Sant'Ilario d'Enza, 18/01/1976 |
OCCASIONE | Catechesi Vespro II domenica Tempo Ordinario |
DESTINATARIO | Comunità Parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | Cuore di Gesù compiacenza del Padre: il peccato veniale |
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