16/01/1983 - Vespro II Domenica Ord

Torna spesso nella liturgia questa espressione: “Dio vi ha scelti per la salvezza”. Le parole dell’apostolo ci devono sempre impressionare. Ci ha scelti perché ci ha voluto salvi. In un mondo che crolla, in un mondo di fuga, in un mondo in rivolta, ci ha scelti per la salvezza. Il primo sentimento è di stupore. Tornano le parole di Isaia, quelle che sono ripetute nelle litanie del Nome di Gesù: “Gesù è il Dio forte”. Perché per salvarci ci vuole proprio la fortezza divina, l’amore divino; perché che cos’è che è forte? È l’amore. L’amore è la più grande potenza e concludiamo: Dio ci ama, per questo esercita su di noi la sua potenza. Ci salva perché ci ama, ci salva perché è potente. Gesù, l’abbiamo visto per Natale, l’abbiamo contemplato: un piccolo bambino, quanto umanamente di più fragile. Ma è il bambino sul quale il Padre ha posto le sue compiacenze; quel bambino è il grande gigante di cui parla il Salmo, il gigante che percorre la via, il gigante che viene a prenderci tra le sue braccia e difenderci da ogni male. È la grazia meravigliosa, frutto del Mistero Pasquale: il Signore ci salva. E naturalmente il secondo sentimento è un sentimento di profonda responsabilità, unita, questa responsabilità, a un’immensa riconoscenza. Siamo salvati: dobbiamo essere responsabili del dono che ci è offerto, dobbiamo saperlo adoperare e non perder tempo. La tentazione sta lì, nel rimandare sempre, nel dire sempre quella parola: “Poi… e poi farò” E le giornate non sono mai le giornate del poi: è sempre dopo. La nostra collaborazione diventa così frammentaria, diventa così inesistente e non concludiamo. Ecco, in questa domenica il proposito di conclusione deve essere proprio nell’ordine di ciò che meditavamo stamattina: il Signore ha adoperato le metafore più ardite per esprimere il suo amore, si è detto “lo sposo”. Bene, acconsentiamo con entusiasmo, con slancio, credendo veramente che Lui nel suo amore ha pietà delle nostre incoerenze e ci salva.