18/03/1973 - Vespro II Domenica Quar

Sant'Ilario d'Enza, 18 marzo 1973
Vespro II domenica di quaresima anno B

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Guardiamo al secondo dolore della Vergine: la fuga in Egitto. Consideriamo a chiusura della nostra settimana questi tre punti di riflessione: come la Madonna ha sofferto e ha saputo offrire il suo dolore nel piano della salvezza. Maria ha sofferto. Ha sofferto quando all’improvviso è venuta la comunicazione. L’angelo appare in sogno a Giuseppe e gli dice: “Parti. Va' in Egitto perché Erode cerca di uccidere il bimbo” (cfr. Mt 2, 13). La sofferenza di una notizia: Dio che fugge davanti agli uomini. Il Figlio onnipotente di Dio che deve fuggire di fronte all’insidia di un vecchio tiranno crudele e ormai prossimo alla morte. Sembrava logico che la provvidenza potesse portare un’altra soluzione. Ma il Signore non era venuto per avere dei privilegi e accetta la realtà umana, anche la realtà del male. E deve fuggire. E Maria soffre. Perché Gesù, che è venuto per la salvezza, deve fuggire di fronte alle insidie del male. Maria fugge, ma il suo cuore è veramente triste perché vorrebbe che tutti accettassero Gesù. Non è venuto per rendere fratelli gli uomini? Ecco, la sua venuta che scatena l’odio, la sua venuta porta la morte a tanti bambini innocenti. Maria soffre per il disagio del viaggio. Non per lei. Per il suo bambino. Ed una mamma sa cosa vuol dire sottoporre il proprio bambino a un viaggio così lungo, così disagiato, così incredibilmente penoso. Maria soffre. E soffre come può soffrire il cuore pieno d’amore di una mamma, ma il suo bimbo è un bimbo tutto particolare perché è il Figlio di Dio. E Maria soffre nella sua permanenza in Egitto. Soffre un disagio materiale. Soffre un disagio morale. In un paese di idolatria e di paganesimo, è in una situazione difficile. Maria soffre quando, ritornati in Palestina, non si può soffermare a Betlemme perché c’era l’ombra del re Archelao che incuteva un sospetto ben evidente. E si ritira a Nazaret lasciando ogni sua previsione umana, ogni suo calcolo, ogni sua gioiosa prospettiva. Come: Gesù non deve crescere a Betlemme? Come: Gesù non deve svolgere la sua vita proprio lì dove è sorto Davide il suo padre? Non sarebbe stato un titolo più favorevole a presentarlo come Messia? Infatti dirà più tardi un apostolo: “Che cosa può venire di buono da Nazaret?” (cfr. Gv 1, 46). Ecco, Maria soffre, ma guardiamo con quale umiltà, con quale generosità, con quale prontezza Maria sa offrire il suo dolore e sa collaborare con Dio. Maria santissima accetta tutto con amore, con un grande amore. Non troviamo sulla sua bocca nessuna parola di lamento, nessuna osservazione. Si affida. Ubbidisce. Vive pienamente il suo dono di fede. Ecco: impariamo anche noi che la prima penitenza, la prima strada vera per purificare i nostri peccati sta nell’accettare quanto ci manda la provvidenza di Dio, senza lamento, senza cruccio, tanto meno senza moti di ribellione o quanto mai di disperazione. Anche di fronte alle prove più grandi della fede noi sappiamo: il Signore è con noi. Il Signore dispone tutto con soavità e con fortezza. Noi non dobbiamo fare altro che lasciarci condurre da lui.

CODICE 73CHV01341N
LUOGO E DATA Sant'Ilario d'Enza, 18 marzo 1973
OCCASIONE Vespro II domenica di quaresima anno B
DESTINATARIO Comunità Parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI I sette dolori di Maria: 2° - la fuga in Egitto
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