07/03/1982 - Vespro II Domenica Quar

Con la chiusura di questo giorno della Trasfigurazione ci viene dato l’ultimo ammonimento: non rattristare lo Spirito. Perché l’uomo ha il triste potere di ribellarsi a Dio e di essere sordo alla sua voce. Se Dio potesse soffrire, soffrirebbe. E Dio fatto uomo in realtà nella sua umanità è stato definito «l’Uomo dei dolori». Nelle Lamentazioni di Geremia c’è una parola che il Venerdì santo si applica a Gesù: “Sarà saziato di obbrobrio”. Saziato: quando uno non ne può più, non può più prendere. I peccati fanno una massa orrenda in contrasto con la sapienza, con la bontà, con la giustizia di Dio. Ecco, dobbiamo capire bene che il nostro peccato non è qualche cosa che possiamo lasciare cadere e che non è di nessun influsso; fa mucchio con gli altri. Ed è vero che i nostri peccati sono stati la causa della sofferenza, della passione, della morte di Gesù. Questa sera del giorno della Trasfigurazione dobbiamo allora ribadire il nostro proposito di una linearità senza alcuna oscillazione, una linearità molto chiara e molto forte. Non scendere mai a compromessi col peccato. La devozione al Sacro Cuore di Gesù ci presenta proprio così: la devozione contro il peccato, la comprensione del suo amore e il rifiuto dell’odio che è il peccato. Portare la devozione del Sacro Cuore è allora portare un sollievo nel mondo, una gioia nel mondo, è portare il suo amore, è lottare contro i peccati, è diventare i veri portatori di pace; ricordiamo la beatitudine: “beati i portatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio” (cfr. Mt 5, 9). Proprio così: figli, perché sono figli che portano agli altri tutto l’amore del Padre.