16/12/1973 - Vespro III Domenica Avv

Sant'Ilario d'Enza, 16/12/1973
Catechismo al Vespro della III Domenica tempo di avvento anno C. Novena di Natale

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Continuando nella nostra trattazione della grazia santificante che ci unisce in Gesù e con Gesù alla santissima Trinità, noi vogliamo porre la nostra riflessione anche in preparazione al Natale. Perché il mistero della grazia, cioè della comunicazione della vita divina, prende nel Natale, una particolare luce. Il Signore si è fatto uno di noi. Si è fatto uomo e lo vedremo nel Natale come un piccolo bambino, un bambino apparentemente impotente come tutti i bambini. In realtà, la fede ci indica in quel Bambino il Figlio eterno di Dio. Ci indica in quel Bambino il mistero della vera carità, perché per amore, il Signore si è donato a noi. Dirà san Paolo: “Si è annichilito, prendendo la forma dello schiavo”(Fil.2,7). Sicché il mistero di Dio che viene incontro all’uomo, lo dobbiamo sempre di più meditare, è un mistero di amore. E qui comprendiamo di più che cosa vuol dire la grazia santificante. È un mistero di amore. Quando si dice che l’anima è investita dall’amore di Dio come il ferro messo nel fuoco diventa rovente e come è tutto penetrato dal fuoco, sembra fuoco; noi abbiamo una pallida somiglianza di ciò che avviene nell’anima quando quest’anima dice di sì al suo Signore, quando quest’anima lascia che la vita divina scenda in lei. Se la vera natura di Dio è di essere amore, cos’è la vita divina? È amore che si espande, è amore che trasforma, è amore che rende vivi di una vita meravigliosamente grande. Allora quando diciamo: “La grazia santificante, è un dono soprannaturale inerente all’anima nostra”, oh come questa definizione viene capita se facciamo giustamente l’equazione: vita divina uguale ad amore. Vita divina è l’amore di Dio che ci possiede, è l’amore di Dio che ci trasfigura, è l’amore di Dio che non s’accontenta di darci qualche cosa, che non s’accontenta di darci i prodigi della sua potenza, ma ci dona se stesso. Ci dona tutta quanta la sua infinita ricchezza. Avere la grazia è avere Dio. Avere Dio è avere l’amore infinito. Ecco perché noi perdiamo la grazia, solo quando rifiutiamo l’amore, solo quando diventiamo insensibili all’amore, solo quando preferiamo il brutto del nostro egoismo all’amore di Dio. Insistiamo allora nel meditare l’amore di Dio, particolarmente in questi giorni. Natale è contemplazione di amore. Il Natale dovrebbe essere per noi come per i santi, vera estasi d’amore. Il Signore è per noi, possibile che noi non siamo per lui? Il Signore si fa nostro, possibile che noi non diventiamo suoi? Crescere nella grazia dunque, è crescere nella disponibilità dell’amore. Poniamoci volentieri in quest’ordine per santificare la nostra novena, per renderla viva, non una tradizione, ma una consapevolezza che non ci si può incontrare di nuovo nel Natale col Signore, senza aprire la propria anima alle esigenze più grandi del suo amore. Sia una novena dunque ricca di questo amore. Ricca perché l’accettiamo. Ricca perché vogliamo tutte le conseguenze pratiche, concrete che la vita di ogni giorno indubbiamente ci presenta.

CODICE 73NFV01312N
LUOGO E DATA Sant'Ilario d'Enza, 16/12/1973
OCCASIONE Catechismo al Vespro della III Domenica tempo di avvento anno C. Novena di Natale
DESTINATARIO Comunità Parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI La grazia santificante
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