11/12/1977 - Vespro III Domenica Avv

Sant'Ilario d'Enza, 11/12/1977
Catechesi al Vespro

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Dicevamo l’ultima volta che noi dobbiamo la nostra obbedienza alla chiesa, perché Cristo ha lasciato la chiesa e ha detto che alla chiesa dobbiamo rivolgerci, perché non potevamo più avere altra regola visibile che l’autorità della chiesa. È evidente allora che la nostra obbedienza alla chiesa deve essere una obbedienza di fede, deve essere sempre un atto di fede. Un atto di fede perché è per la fede che noi diciamo di sì al Signore, è per un atto di fede che conosciamo la chiesa nelle sue proporzioni vere, ed è non per motivi umani, non per situazioni umane che dobbiamo aderire alle direttive della chiesa, ma solo per un principio soprannaturale. Noi dobbiamo amare la chiesa proprio perché il Signore ha voluto che facesse per noi quello che faceva Lui; quando era su questa terra, quando richiamava i suoi apostoli, quando dava loro una precisione di dottrina quando dava loro una precisa direttiva. Dobbiamo amare la chiesa ed avere molta comprensione. Vedete troppe volte i cristiani si fermano agli aspetti umani delle persone, della chiesa, a quei difetti da cui nessun uomo è esente. Chi può dire che un uomo è senza nessuna macchia? Tutti gli uomini hanno il loro carattere, hanno le loro forme di espressione, hanno i loro punti fissi, eccetera. Se noi ci fermiamo a considerare le persone sotto un aspetto umano avremo molta occasione di scandalo. Leggevamo stamattina di Gesù che dice “Beato chi non si scandalizza di me” (Mt 11, 6). Possiamo questo applicare anche alla chiesa. Beato chi non si scandalizza, cioè chi sa vedere lo Spirito Santo che guida, che guida anche attraverso gli errori, che guida anche attraverso le contraddizioni, che guida anche attraverso la povera umanità di coloro che presiedono. Spirito di fede allora è vedere oltre le apparenze, è avere un senso profondo di responsabilità; noi siamo tenuti a ubbidire alla chiesa perché Cristo ha promesso, perché Cristo in questa sua promessa ha legato addirittura tutto il nostro avvenire, quando ha detto: “Chi crederà sarà salvo - e ha detto ancora - chi non crederà a voi (andate e predicate) sarà condannato”(Mc 16, 16). Ora Cristo non può legare la salvezza eterna a un organismo che sbaglia, a un organismo che ci può condurre a un errore, a un organismo che può, invece di dire la verità nella fede e di dire la giusta morale, può ingannarci. Cristo ha detto: “Chi non crederà sarà condannato”. Allora bisogna avere fede, avere una fede sicura, avere una fede pronta, avere una fede umile e procedere; procedere anche quando le nostre personali vedute non coincidono, anche quando ci sembrano delle cose contraddittorie, bisogna andare avanti, fidandoci di quella assistenza che lo Spirito Santo ha promesso. Con questo c’è tutta la nostra parte di collaborazione e di intelligenza, di distinzione esatta tra quello che è l’ubbidienza nelle cose fondamentali, tra quello che è il giudizio in cose opinabili e secondarie. Bisogna avere fede e credere che la chiesa è veramente la nave nella quale giungiamo al porto, che se ci distacchiamo dalla chiesa, se ci fidiamo più del nostro giudizio, se ci fidiamo più di quei nostri sentimenti, noi non giungiamo in porto. La storia di tutti gli eretici, di tutti i secoli, ce lo sta a testimoniare. Il Signore ha permesso alle volte che ci fossero dei gran peccatori ai vertici della chiesa, ma il Signore non l’ha abbandonata, ma il Signore l’ha guidata lo stesso con amore e quelli che hanno obbedito hanno potuto cantare vittoria, perché il Signore era con loro. Quindi rinnoviamo la nostra stima nella chiesa, la nostra fiducia nella chiesa, la nostra buona volontà di seguirla sempre, con molto spirito e con molta generosità, sapendo che così cammineremo sempre bene.

CODICE 77NAV01312N
LUOGO E DATA Sant'Ilario d'Enza, 11/12/1977
OCCASIONE Catechesi al Vespro
DESTINATARIO Comunità Parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI 24- Obbediente fino alla morte
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