Abbiamo ascoltato san Pietro che dice a noi quanto grande piano di amore ha avuto Dio per ognuno di noi: siamo chiamati a una eredità eterna che non verrà mai meno. Noi non dobbiamo allora lavorare per il tempo, non dobbiamo soffrire per il tempo, la nostra precisa destinazione è l'eternità. Non valgono, in ultima analisi, se non le cose eterne. Non valgono le cose temporali se non per un momento, valgono quindi molto poco. Proporci allora come regola nostra proprio questa parola del salmo "Niente vale se non ciò che eterno". Ecco perché dobbiamo custodire con molta responsabilità, con un senso profondo di fede le nostre azioni, sia quelle volute direttamente da noi, o come mezzo o come fine, sia quelle azioni che, pur non volendole direttamente, in fondo le permettiamo. Indirettamente si vogliono molte cose ed è facile, per una coscienza non abbastanza vigile, dimenticare la responsabilità: se tu fai così, è vero non lo vuoi, però lo prevedi, però verrà sicuramente dalla tua azione. Non lo desideri, non intendi raggiungerlo, però la responsabilità è tua. Così, come non poni solo un'occasione, poni una causa quando tu sai che, posta quella azione, necessariamente ne verrà un'altra. Insomma, voglio dire che dobbiamo capire sempre di più il valore delle nostre azioni e la responsabilità delle nostre azioni. Troppo spesso notiamo uno scarso senso morale, perché si dice: “Io non lo volevo”… L'hai permesso! “Io non lo volevo”…Ma hai acceso la miccia e la deflagrazione viene certamente. Perché in questa giornata, in cui siamo entrati in sinodo, dobbiamo pensare molto alla nostra costruzione, alla costruzione insieme con gli altri. Le nostre azioni non sono gesti solitari, le nostre azioni più o meno, più presto o più tardi ricadono sugli altri. Siamo membra di uno stesso corpo e in questo corpo dobbiamo avere il nostro posto, abbiamo perciò la nostra precisa responsabilità. Camminare insieme è il sinodo, e se non si cammina bene s'attarda il cammino degli altri. Siamo in una cordata: se viene a meno uno, tutti si devono fermare. Ecco, vogliamo perciò chiedere al Signore la grazia di essere per gli altri fattori di crescita, esempi di vita, propulsori di energia. Solo così ognuno di noi si realizzerà e tutta la comunità potrà veramente gioirne e nella gioia progredire.
CODICE | 80ASV01332N |
LUOGO E DATA | Sant'Ilario d'Enza, 27/01/1980 |
OCCASIONE | Catechesi al Vespro |
DESTINATARIO | Comunità Parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | Moralità |
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