21/03/1976 - Vespro III Domenica Quar

Sant'Ilario d'Enza, 21/03/1976
Catechesi Vespro III domenica di Quaresima

Ascolta l'audio

Divideremo il nostro discorso in alcune volte; questa sera ci limitiamo solo ad alcuni cenni biografici. Sant’Agostino è considerato da molti il più grande di tutti i Padri della Chiesa. Ha lasciato indubbiamente un segno notevolissimo nei secoli. La spiritualità agostiniana è ancora alla base di molti ordini religiosi nella Chiesa; la sua regola ha passato i secoli come modello di equilibrio e di vita cristiana vissuta nell’umiltà. Del resto sant’Agostino è stato uno degli ingegni migliori di tutti i tempi e di tutti i secoli: ha congiunto a delle doti umane notevolissime, una santità meravigliosa, una santità venuta dalla sua conversione, perché sant’Agostino è un convertito. Vi ricordate che sant’Agostino era della cristianità dell’Africa settentrionale, quella che corrisponde grosso modo adesso alla Tunisia. Nacque là, a Tagaste, nel 354 e cadde giovanissimo nell’eresia dei manichei. Come sia caduto in un’eresia che indubbiamente si prestava a delle facili critiche anche sotto il punto di vista filosofico, ce lo spiega sant’Agostino stesso, dicendo che quella teoria, che poneva nell’uomo un principio del male che agisce, lusingava molto il suo orgoglio. Era caduto nei difetti facili alla gioventù che perde il controllo, era caduto nell’immoralità e gli dispiaceva. I manichei gli dicevano che non era colpa sua, che era un principio di male irriducibile. Cominciò il suo insegnamento prima a Cartagine, poi venne a Roma, e poi venne a Milano, dove si incontrò con quel grande Padre della Chiesa che è sant’Ambrogio. Nella la sua peregrinazione era stato seguito sempre dalla madre, santa Monica, che piangeva la perdita della fede nel figlio e domandava incessantemente a Dio la conversione. A Milano la predicazione di sant’Ambrogio e un dramma interiore che trascinava da tempo lo portarono alla conversione; racconta lui stesso, che sentì una voce che gli disse: “Leggi!” Prese in mano le lettere di san Paolo e si decise, si decise a darsi al Signore, chè da lungo tempo trascinava questo atto di coraggio perché non voleva abbandonare i suoi vizi. Si decise e cominciò rapido la sua salita. Fu battezzato da sant’Ambrogio, aveva allora trentatre anni, e cominciò così la sua salita, una salita dico di studio, di devozione, di grande amore per le anime. Sant’Agostino, dopo aver abbandonato Milano, tornò in Africa. Divenne monaco, poi vescovo, vescovo di Ippona. Morirà durante l’assedio della sua città da parte dei Vandali, nel 430. Le linee della sua spiritualità si potrebbero definire sinteticamente così: l’insufficienza dell’uomo e la sufficienza di Dio. Sant’Agostino sentì per esperienza propria, in modo particolare visse in questo tormento tanti anni, sentì come l’uomo non può fare un passo da solo. L’uomo, ferito dal peccato originale, ha bisogno della grazia. Sarà chiamato “il Dottore della grazia” e dirà come il Signore interviene nell’uomo, come lo salva con la sua misericordia. In una grande lotta contro il monaco Pelagio che sosteneva invece la sufficienza delle forze umane, sant’Agostino dimostrerà con la Scrittura come veramente senza del Signore non si può fare nulla. Una spiritualità allora prima di tutto segnata da un profondo realismo, da una grande umiltà, da una grande confidenza. Sant’Agostino insegnerà come l’uomo si salva particolarmente affidandosi nella preghiera a Dio, invocando il suo aiuto, restando a disposizione di Dio. Insegnerà come l’orgoglio è alla base di tutte le cadute, come per avere la verità, la verità che parla dentro di noi, per avere questa verità che è Dio stesso che si manifesta in noi, si richiede purità di cuore, si richiede vero impegno di supplica quotidiana. Insegnerà sant’Agostino che il Signore ha sparso il suo sangue perché l’uomo era assolutamente incapace di realizzarsi anche solo nelle virtù umane. Spiritualità dunque di grande abbandono a Dio, di un amore fervido, generoso e continuo. Domandiamo a questo santo di esercitarci in questa preghiera di abbandono e di supplica. Come lui è riuscito a convertirsi perché ha avuto coraggio ed è riuscito (lo racconta lui, nel suo libro delle Confessioni) come lui è riuscito a fare il passo, guardando all’esempio degli altri, “se sono riusciti questi e questi, dirà, come non riuscirò io?” ecco, che anche noi abbiamo il coraggio di fare i nostri passi, quei passi che ognuno sa quanto gli sono necessari per darsi al Signore e fare maggiormente.

CODICE 76CMV01342N
LUOGO E DATA Sant'Ilario d'Enza, 21/03/1976
OCCASIONE Catechesi Vespro III domenica di Quaresima
DESTINATARIO Comunità Parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI I Padri della Chiesa (S. Agostino)
Condividi su
MOVIMENTO FAMILIARIS CONSORTIO
Via Franchetti, 2
42020 Borzano
Reggio Emilia
Tel: + 39 347 3272616
Email: info@familiarisconsortio.org
Website: familiarisconsortio.org
  • “È evidente come Don Pietro abbia vissuto il suo sacerdozio
    tra la vita delle persone, condividendo tutto. 
    In fondo, forse, è il segreto più prezioso che ci ha svelato.”
    Umberto Roversi

© 2022 Movimento Familiaris Consortio | Via Franchetti, 2 42020 Borzano (RE) | info@familiarisconsortio.org |Privacy Policy | COOKIE POLICY | SITEMAPCREDITS