13/03/1977 - Vespro III Domenica Quar

Sant'Ilario d'Enza, 13/03/1977
Catechesi al Vespro

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Riagganciandoci a quello che dicevamo domenica, la grazia attuale è quell’aiuto soprannaturale di Dio, che ci guida per fare il bene e allontanarci dal male. Dio è sempre vicino a noi, lavora con noi: se vogliamo fare qualche cosa di buono, dobbiamo essere uniti a lui. Ricordiamo che Gesù ha detto: “Senza di me, non potete far nulla” (Gv 15, 5). E aveva detto prima: “Io sono la vite vera e voi siete i tralci” (ib.). Un cristiano, per realizzarsi, deve compiere le sue opere in unione con Cristo; cioè devono essere non di ordine umano naturale, ma devono essere soprannaturali. Allora comprendiamo bene perché ad ogni opera buona, è necessaria la grazia. È necessaria la grazia, perché quell’opera buona sia veramente di Cristo e possa avere merito di vita eterna. Noi non possiamo fare nessuna opera buona, di questo tipo, con le sole nostre forze, abbiamo bisogno continuamente della grazia di Cristo. Continuamente, perché il tralcio che non realizza l’unione con la vite, si dissecca, non porta frutto, finisce per essere tagliato. La nostra vita diventerebbe rapidamente secca, diventerebbe rapidamente infruttuosa: anche se facessimo esteriormente molte cose, anche se noi riscuotessimo il plauso di tutti, se noi non facciamo una cosa unita a Cristo, non ha valore, almeno, non ha quel valore, quel grande meraviglioso valore. Perciò dobbiamo avere una grande stima della grazia attuale, la dobbiamo stimare e sentirne l’assoluta necessità. Alle volte, presi dall’entusiasmo di una cosa, possiamo dimenticare questi principi vitali e allora le nostre cose, non portano quello che dovrebbero portare, allora le nostre cose diventano abbastanza infruttuose; voglio dire, sia a livello individuale che a livello di gruppo, di comunità. Quando noi agiamo troppo umanamente e ci figuriamo di essere noi artefici di cose soprannaturali, no, ci dobbiamo sempre ricordare che, se possiamo fare qualche cosa, lo possiamo in lui e con lui. Ancora dobbiamo ricordare che la grazia attuale non è uguale per tutti, non è sempre uguale. La grazia attuale, Dio nella sua misericordia, la dà sempre, la dà sempre, non si rifiuta mai. Ha detto Gesù: “Come il Padre opera, anch’io opero” (cfr. Gv 5, 17). Veramente la sua opera è mirabile e nella Chiesa diffonde un fiume di grazie. Però l’intensità di questa grazia è legata ad altri fattori: a quella che è la nostra corrispondenza, a quella che è la nostra docilità, a quella che è la nostra umiltà, a quella che è la nostra richiesta. Può venire una piccola grazia, sempre sì sufficiente, ma può venire anche una grande grazia, può venire addirittura in certi casi, un miracolo di grazia. Sottolineiamo questa volontà di unione con Cristo, questo senso di dipendenza da lui, che si esprime particolarmente con la preghiera umile e fiduciosa. Possiamo ottenere molte grazie per noi, chiedendo molto, chiedendo sempre. La necessità di una preghiera d’impetrazione. Possiamo chiedere ancora molto per gli altri, particolarmente per la conversione dei peccatori, perché molte grazie arrivino a loro; grazie sempre più potenti, fino a piegarne l’orgoglio. Chiedere grazie per i nostri amici, chiedere grazie per quelli che vediamo in speciale difficoltà, per quelli che vediamo in periodi particolarmente duri. Noi possiamo essere molto caritatevoli per loro, invocando molta grazia. Pensate quale conforto sarebbe per uno, in un momento particolarmente gravoso, sentire che tutti i suoi amici pregano per lui e gli ottengono tanta grazia: grazia di fortezza, di perseveranza, di pazienza. Poi, passato il momento difficile, ecco, anche lui aiuta l’altro suo amico, che vede adesso in difficoltà. È l’esercizio più bello della carità, è quello che dovremmo sentire sempre vivo quando particolarmente partecipiamo all’Eucarestia. La nostra fraternità, si deve esprimere particolarmente in uno slancio fervido di solidarietà e d’invocazione. Ricordiamo quello che dice l’apostolo san Paolo di se stesso: “Chi soffre e io non soffro con lui? Chi gioisce ed io non gioisco con lui?” (cfr. Rm 12,15). Sentire che la nostra ricchezza è la grazia di Dio e quello che possiamo desiderare di meglio per noi e per gli altri, è sempre la grazia di Dio, perché nella grazia di Dio, il debole diventa forte, il pauroso diventa ricco di coraggio. Quante volte lo leggiamo nei salmi, leggiamo parole di conforto, parole di sicurezza: “Il Signore è mia roccia, di chi avrò paura?”. Ecco, questa sera, riflettiamo soprattutto su questo: la nostra forza viene da Dio, non dobbiamo mai temere. La nostra forza Dio la dà sempre, ma la lega ancora alla nostra preghiera. Valorizziamo la preghiera, stimiamola moltissimo. Con la preghiera possiamo essere molto potenti, tanto potenti da piegare tutte le insidie e tutte le tentazioni.

CODICE 77CCV01342N
LUOGO E DATA Sant'Ilario d'Enza, 13/03/1977
OCCASIONE Catechesi al Vespro
DESTINATARIO Comunità Parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI 21- Fonte di vita e di santità
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