21/12/1980 - Vespro IV Domenica Avv

Questa esortazione di san Paolo nella lettera ai Filippesi dobbiamo comprenderla bene. San Paolo parlava ai primi cristiani ed erano in un regime di persecuzione. Incombeva su di loro la persecuzione più irragionevole e più violenta. San Paolo dice: “Rallegratevi. Ve lo ripeto: rallegratevi”. Rallegratevi perché in voi si manifesta il Signore. “La vostra bontà”, soggiunge l’apostolo, “diventi conosciuta da tutti gli uomini”. Ecco, il motivo profondo di gioia: la testimonianza. Ogni cristiano deve essere testimone di Gesù e il Natale deve realizzare una tale unione tra noi e Gesù da rendere la testimonianza sempre più viva e sempre più efficace. Una testimonianza perciò che possa essere invito, possa essere dimostrazione, possa essere pace. Possa essere invito: l’invito a Gesù, perché è lui che ha portato l’amore, che ha portato la carità. Dimostrazione perché ognuno di noi deve riuscire ad essere, in un superamento di sé stesso, sempre più simile a Gesù. Devono leggere nella nostra vita Gesù. Una chiara carità perché di questo hanno bisogno gli uomini. Hanno bisogno del vangelo e dove lo trovano? Lo devono trovare nella nostra vita. È la nostra vita, tradotta in termini evangelici, che deve essere il grande annuncio. Andare incontro a Gesù vuol dire allora essere consapevoli che lo dobbiamo possedere, ma in termini così chiari, così evidenti che ogni uomo possa senza tema di sbagliarsi leggere Gesù, leggere la sua carità, leggere il suo messaggio di salvezza. Ecco, rallegriamoci perché abbiamo questa possibilità. Rallegriamoci perché abbiamo questo dono da poter fare. Rallegriamoci perché allora anche le nostre azioni più comuni hanno un grande valore, e tutta la vita viene a essere un grande valore soprannaturale. Ed è in questo e con questo che vogliamo ripetere in questo giorno della Novena: “Signore, sono pronto perché in me si possa leggere il tuo grande messaggio di amore”.