09/05/1976 - Vespro IV Domenica Pasqua

Sant'Ilario d'Enza, 09/05/1976
Catechesi al Vespro

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San Francesco d’Assisi, un santo che ha lasciato un segno portentoso nella chiesa, un santo che ha dato inizio a una spiritualità molto forte e che continua la sua esperienza nella chiesa di tutti questi secoli. San Francesco d’Assisi: un uomo senza cultura, povero, umile, ha avuto una ricchezza di dottrina da paragonarlo ai più grandi dottori della chiesa. Francesco d’Assisi, partito dalla sua esperienza personale, quando attraverso una serie di circostanze, l’ultima una grave malattia, ebbe l’incontro con Cristo, fece l’esperienza di Cristo. La sua epoca era caratterizzata da notevole formalità nella religione. Per molte anime Gesù Cristo era una divinità lontana, un benefattore dei secoli passati, non Colui che si è fatto fratello di ogni uomo e si è voluto incontrare personalmente con ciascuno di coloro che ha salvato e ha rigenerato nel battesimo. Francesco d’Assisi ha posto invece tutto in questo incontro, e ha detto: Ecco l’amore di Cristo, ecco Gesù che si è fatto uno di noi perché lo imitassimo. La vera vita cristiana sta qui, incontrarsi con Lui e vivere come Lui. E Gesù è stato un povero, e Gesù è stato un umile, e Gesù si è donato tutto per amore al Padre e per amore ai fratelli. Quale sarà allora la scelta di uno che lo accoglie? Sarà diventare povero per amore, sarà seguire Cristo nell’umiltà di ogni giornata, sarà essere casti a somiglianza di Lui, non possedere nulla, seguirLo nell’amore al Padre e nel dono dell’evangelizzazione ai fratelli. Francesco d’Assisi allora ha portato come una nuova scoperta di Cristo, ha detto: guardate il crocefisso, leggete il crocefisso, centralizzate sul crocefisso. L’umanità di Cristo è stata per la nostra salvezza, unendoci a questa umanità noi arriveremo alla sua divinità, è proprio lasciandoci crocefiggere col Signore, ed era la dottrina chiarissima di san Paolo, lasciandoci crocefiggere con Lui noi attuiamo il mistero della sua salvezza in noi, e con Lui per gli altri. Risorgiamo proprio perché accettiamo questa morte nella nostra vita. E allora, ecco, non più delle dottrine troppo elevate, troppo difficili, non più un cercare nella rivelazione la spiegazione di tante cose che interessano solo la curiosità, o la scienza degli uomini; la vera vita Cristiana sarà una contemplazione di Gesù, particolarmente di Gesù crocefisso, un conformarci a Lui. E quando, due anni prima della sua morte, a La Verna, riceverà le Stigmate, ecco, anche nei segni dolorosi Francesco sarà simile al suo maestro. Crocefisso, gli appare, si conforma totalmente, nella sofferenza è pieno di gioia, perché sa che tutta la sua vita deve essere così, espressa in questi segni. Soffrirà molto, ma la sua sofferenza coronerà così tutta la linea dalla sua conversione, fino in fondo. Francesco d’Assisi: l’innamorato dell’umanità del Cristo, ecco, ci insegni veramente a sottolineare questa nostra visione di Gesù, come lo abbiamo visto durante la settimana santa, come continuiamo a vederLo ora nello spirito della risurrezione. Gesù ha reso splendido il suo corpo, poteva cancellare tutti i segni della sua sofferenza e della sua morte, non ha voluto. Il suo corpo glorioso ha tenuto i segni della crocifissione proprio perché per sempre ci ricordi che il mistero pasquale è così, qualche cosa di unico, se siamo con Gesù nella sofferenza, se siamo con Gesù nell’accettazione della nostra morte al peccato, saremo così nella sua resurrezione. San Francesco d’Assisi ci insegna e ci ricorda questo, vogliamo accogliere il suo invito.

CODICE 76E8V01363N
LUOGO E DATA Sant'Ilario d'Enza, 09/05/1976
OCCASIONE Catechesi al Vespro
DESTINATARIO Comunità Parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI San Francesco d’Assisi
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