Capiamo bene le parole dell’apostolo. Noi abbiamo il dovere di una crocefissione: noi dobbiamo crocefiggere l’uomo vecchio e l’uomo vecchio è l’uomo del peccato. Il peccato è sempre una cosa che invecchia, perché è mortificazione del bene, è esaltazione del male. La grazia ci costituisce nella novità e nuovi non siamo più schiavi del peccato, ma liberi in un’unione completa con Cristo. Capiamo bene! Sono le virtù quelle che devono avanzare, sono i difetti quelli che bisogna crocefiggere. E il Signore Gesù si è posto come modello e ha detto: “Imparate da me che sono mite e umile di cuore e troverete la pace per le vostre anime”. Inquieti perché egoisti, inquieti perché superbi, inquieti perché presi dai sensi e dalle leggi del senso, noi dobbiamo aspirare a questa totale liberazione, ricopiando Gesù, anche proprio in quelle virtù che ci sono più difficili, come la mitezza e l’umiltà del cuore, perché tutto congiura in un senso opposto. Tutto quello che viene dal peccato originale, tutto quello che viene dai nostri peccati personali più o meno ripetuti, tutto congiura a renderci così, in una schiavitù che praticamente non dà adito ad evasione. È solo unendoci a Gesù, con una morte simile alla sua, cioè, Gesù è morto per il peccato, noi dobbiamo morire, nella stessa guisa, al peccato, per partecipare con gioia alla sua resurrezione. Quindi, chiudendo questa giornata del Buon Pastore, ripetiamo la nostra volontà di guardare a Lui, di guardare al suo esempio, di guardare alla sua bontà. Saremo così stimolati a fare tanto e a fare con fortezza.
CODICE | 83DPV01363N |
LUOGO E DATA | Sant'Ilario d'Enza, 24/04/1983 |
OCCASIONE | Vespro IV domenica Tempo Pasquale |
DESTINATARIO | Comunità Parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | Gesù mite e umile di cuore |
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