13/05/1984 - Vespro IV Domenica Pasqua

San Paolo parla dell’uomo vecchio e dell’uomo nuovo; parla di Adamo, l’uomo per il quale il peccato è entrato nel mondo e di Gesù che ci ha liberato dal peccato. In quest’ordine, l’Inno sottolinea “mutans Evae nomen”, Tu, o Maria, hai cambiato la condizione di Eva”. Come Eva, inducendo Adamo al peccato, è stata la causa della nostra rovina, così Maria Santissima, dicendo di sì all’angelo, ci ha dato Gesù e Gesù è la causa di ogni nostro bene. Come il peccato di Eva è stato un peccato dalle conseguenze più terribili, così il sì di Maria ha portato e porta a noi le conseguenze più belle e più sante. Ecco perché, guardando alla Madonna, dobbiamo sentirla così la grande benefattrice. Il suo “sì” è stato un “sì” meraviglioso di grazia; il suo “sì” era atteso dall’umanità, lo aspettavano, questo sì, quelli, i patriarchi, gli uomini giusti che erano nel Limbo, lo aspettavano tutte le generazioni. Lo aspettava l’umanità, perché era un “sì” che dava luogo, che apriva la porta a una creazione ancora più grande, ancora più felice della prima creazione. La Madonna è veramente una creatura di un’eccezionale grandezza, una grandezza unica, una grandezza che supera tutti i nostri intendimenti. La grandezza della Madonna la dobbiamo riconoscere e la dobbiamo esprimere. Quando parliamo alla Madonna, dobbiamo parlarle con tanta venerazione e con tanta riconoscenza. Non diciamo mai delle “Ave Maria” tanto per dirle, non diciamo delle “Ave Maria” distratti e svogliati: manchiamo di rispetto a Lei, manchiamo di beneficio per noi. Vorrei che sentissimo con quanta umiltà e rispetto, e con quanta riconoscenza dobbiamo essere davanti a Lei. Il fioretto che ci proponiamo è proprio questo: esprimere questi nostri veri sentimenti in ogni “Ave Maria”, perché ogni “Ave Maria” possa avere tanto di gloria per Lei e tanto di bene per noi.