Terminiamo stasera l’invocazione “Cuore di Gesù tabernacolo dell’Altissimo” con un’ultima considerazione: l’esempio che ci dà Gesù di umiltà, lo meditavamo domenica, è ancora l’esempio della inalterabile pazienza di Gesù. Il Signore è l’esempio di una pazienza infinita, di una pazienza totalmente comprensiva, di una pazienza universale. Nel santo tabernacolo Gesù aspetta, Gesù riceve, Gesù dona, Gesù sa aspettare, Gesù sa ricevere, Gesù sa donare. E com’è vero, quando è sempre pronto per noi, è sempre disponibile, in tutti i momenti, in tutte le circostanze! Ci viene il sentimento e prolunghiamo la nostra visita, e Lui ci riceve. Presi da altre cose, da una fretta inspiegabile, da una superficialità frequente, andiamo via; le nostre visite si diradano, i nostri ringraziamenti dopo la Comunione diventano molto rapidi e distratti, e il Signore aspetta sempre, e il Signore di nuovo ci accoglie. E andiamo davanti a Lui con poca disposizione e non ci pentiamo abbastanza dei nostri peccati e non sappiamo chiedere e facciamo molta confusione; e Lui sa capirci e Lui sa aiutarci e Lui è sempre così: l’amico meraviglioso di ogni momento. È necessario allora che noi riflettiamo su questa pazienza di Gesù, non per abusarne, ma per veramente ricopiarla, ricopiarla con il cuore pieno di riconoscenza, perché dobbiamo partire proprio dalla riconoscenza. È alla pazienza di Gesù che noi dobbiamo la nostra perseveranza nel bene, è alla pazienza di Gesù che noi dobbiamo tantissime cose e tantissimi aiuti. Primo sentimento perciò, base, è la riconoscenza e certo ritorna la parola di Gesù dei due debitori: del re che aveva perdonato tanto e del debitore che non riesce a perdonare una piccola somma al suo compagno di lavoro. Siamo qui: se il Signore è così paziente con noi, perché non dovremmo essere pazienti noi nell’occasione della nostra vita? Molte volte l’irritazione occupa la nostra giornata, siamo facilmente nervosi, irascibili, non tolleriamo i difetti degli altri, siamo sempre inquieti ed ogni cosa è sufficiente per costituirci in uno stato di irritazione, di insofferenza. Dimentichiamo la lezione di Gesù, dimentichiamo quello che abbiamo sempre davanti agli occhi, dimentichiamo quello che si verifica ogni volta che noi entriamo in chiesa. Ecco perché la riflessione nostra su Gesù nel tabernacolo diventa veramente una riflessione che deve essere una grande spinta ad essere più buoni, più generosi, più comprensivi, più aperti; sapendo che se noi lo siamo la misericordia del Signore si moltiplicherà, secondo quello che Lui ci ha insegnato a dire: “Rimetti i nostri debiti come noi li rimettiamo” (Mt. 6, 12). Ecco, restiamo dunque in questo proposito, di guardare sempre al Signore nel tabernacolo come a un grandissimo esempio di pazienza da ricopiare perennemente.
CODICE | 74CPV01343N |
LUOGO E DATA | Sant'Ilario d'Enza, 24/03/1974 |
OCCASIONE | Catechesi a Vespro |
DESTINATARIO | Comunità Parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | Tabernacolo dell’Altissimo |
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