Rm 6, 6-11 L’unione con nostro Signore Gesù Cristo non può essere un’unione superficiale, ma intima e profonda. Dice l’apostolo che siamo morti con Cristo. Quando si muore e si vive insieme a uno l’unione è fortissima. Dice san Paolo che dobbiamo essere così uniti a Cristo che si verifichi pienamente in noi il mistero pasquale: veramente morti, veramente risorti. Veramente morti: cosa vuol dire morire al peccato? Quando uno muore scompare da questo mondo. Il mondo è lontanissimo da lui. Ecco: morire al peccato è entrare in un’altra dimensione, in un’altra atmosfera, in un altro mondo. È inconcepibile che un cristiano, che vive intimamente la vita con Cristo, sia un cristiano ancora capace di peccare. Sta proprio qui il segreto allora della vera libertà e della autentica gioia che noi abbiamo dalla fede. Noi abbiamo la liberazione completa passati in un altro mondo. Abbiamo la autentica gioia, perché le cose di questo mondo non ci possono più toccare, non possono più urgere per noi, non hanno più senso. Noi siamo di Cristo. Ed è allora con gioia veramente che ci avviciniamo alla pasqua, nella quale vorremo entrare fino in fondo in questo mistero, perché la pasqua ci ripropone proprio la grazia di Cristo morto e risorto. Guardiamo di non perdere allora del tempo, ma di lavorare molto perché tutto questo si verifichi in ognuno di noi e in tutti noi insieme, tutti insieme. Per formare veramente la chiesa di Dio, il corpo mistico di Cristo che vive della vita del capo e con lui celebra meravigliosamente la resurrezione.
CODICE | 81CUV01343N |
LUOGO E DATA | Sant'Ilario d'Enza, 29/03/1981 |
OCCASIONE | Catechesi al Vespro IV domenica di Quaresima - anno A |
DESTINATARIO | Comunità Parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | Unione con Gesù |
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