30/01/1983 - Vespro IV Domenica Quar

È un sangue, quello di Gesù, potentissimo. Giustamente invochiamo sempre il nostro Redentore con la supplica: “O Gesù potentissimo, abbi pietà di noi”. Potente, perché il suo sangue è stato versato per amore, è stato versato per noi, è stato versato perché noi fossimo accetti al Padre. Ed è in questa mediazione di Gesù tutta la nostra forza e tutta la nostra gioia. Ce ne dimentichiamo, ce ne dimentichiamo con facilità, perché siamo chiusi in noi stessi. Ecco perché non valorizziamo, come è da valorizzare, la liturgia. La preghiera liturgica è la preghiera della Chiesa e al vertice della Chiesa c’è Gesù. La nostra preghiera liturgica vale perché la preghiera di Gesù è di tutta la Chiesa. È lì particolarmente dove sentiamo come è potente il Signore, come ci salva, come fa brillare ai nostri occhi la speranza più viva e più fulgida. Noi dobbiamo insistere, perché possiamo realizzare una degna e vera preghiera liturgica, una stima grande della nostra preghiera comunitaria. Prima di tutto la Messa e poi la grande Liturgia delle Ore che noi insieme gustiamo la domenica: le Lodi e i Vespri. Ci sono ancora troppi vuoti, ci sono troppe giustificazioni, ci sono troppe alternanze: bisogna che noi evidentemente torniamo con frequenza sulla dignità, sulla grandezza, sulla potenza della nostra preghiera liturgica. Voi ricordate che è proprio in questa liturgia dove c’è il culmine della azione della Chiesa e dove c’è il fonte da cui sgorga tutta l’ammirabile sequenza delle grazie che vengono a noi da Dio. Bisogna che questa preghiera liturgica resti quindi il primo nostro proposito: la Messa, le Lodi, i Vespri. Entrare nello spirito di questa preghiera, cercare di capirne i Salmi, cercare di sentire come con noi prega Gesù e con noi prega tutta la Chiesa; prega tutta la Chiesa: la Madonna, gli angeli, i santi, i santi del Paradiso, i santi della terra! Oh che coro veramente potente! Impariamo e domandiamo al Signore che questo nostro imparare diventi sempre più profondo, sempre più sentito, sempre più universale.