01/06/1975 - Vespro IX Domenica Ord

Sant'Ilario d'Enza, 01/06/1975
Catechesi a Vespro

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Siamo arrivati alla riflessione su santa Rita da Cascia. È un esempio di grande pazienza, è un esempio di forte amore a Gesù crocefisso. Santa Rita da Cascia, vissuta tra il 1381 e il 1447, ebbe una vita travagliatissima. Sposata ad un uomo duro, ad un uomo che diremmo cattivo, subì molte oppressioni, molte angherie e le sopportò con una grande serenità e una grande pazienza; una cosa meravigliosa come riuscì a portare il suo sposo al Signore. Ucciso il suo sposo, venne privata dalla morte anche dei suoi due figli e rimase sola; sola nel suo grande dolore, sola in un travaglio quotidiano di penitenza e di carità. Si fece monaca, nelle monache agostiniane e condusse una vita di grande penitenza; particolarmente comprese il valore della sofferenza unita a quella di Gesù. È una grande santa che ha capito, e il Signore ha suscitato, perché facesse capire a tutti quale tesoro, quale grazia c’è nella meditazione della passione del Signore. Raccontano che un giorno, mentre era in contemplazione, una spina della corona di Gesù le trafisse il capo. Fu una ferita dalla quale mai più guarì, una ferita che rientra in un grande principio, che per le persone ordinarie il Signore alle volte fa dei miracoli, perché non soffrano, coi suoi santi fa dei miracoli, perché soffrano. È l’unione perfetta al mistero pasquale di Gesù, al suo mistero di sofferenza che salva, di sofferenza che passa nella gloria. Santa Rita da Cascia ebbe vivissima questa centralità: unirci a Gesù, perché membra del suo corpo dobbiamo partecipare alla sua opera, e la sofferenza è in particolare valida proprio per unirci alla volontà del Padre che ha voluto che Gesù per la redenzione soffrisse. Ogni battezzato deve unire la sua sofferenza, la sua opera a quella di Gesù, non può essere un parassita nel regno di Dio. Ecco, vorrei che questa sera così, di fronte a questo rapidissimo accenno, ognuno di noi si chiedesse quanto collabora, quanto è un membro attivo del regno di Dio. Tutti noi, ogni giorno abbiamo molte occasioni di pazienza: cose contrarie, cose pesanti, doveri piccoli, continuati, ogni giorno c’è qualche cosa da accettare dalle mani di Dio. È necessario che noi tutto questo lo portiamo nella messa e nella messa lo uniamo al sacrificio del Signore, ogni giorno, perché alla messa non si va con le mani vuote, alla messa si va portando sempre qualche cosa, perché alla messa ci andiamo per noi, ma ci andiamo per tutto il mondo. E dobbiamo sentire la nostra vocazione, quella sulla quale meditavamo stamattina nella messa: di essere un popolo di sacerdoti, di un popolo allora che sa pregare e sa offrire, di un popolo che sa essere ben responsabile nell’ordine della grazia di Dio. Ecco, l’esempio di santa Rita da Cascia, delle sue rose, delle sue spine, l’esempio di santa Rita da Cascia che più volte ha saputo superare in una maniera eroica quelle che erano le sue grandi tribolazioni, ecco, ci inciti ad essere più forti, ad essere meno preoccupati di noi, più tesi e più responsabili in ordine al progresso del regno di Dio. Il regno di Dio si conquista così, come l’ha conquistato Gesù. Dobbiamo perciò essere ben pronti ad accogliere l’invito che ci fa lo Spirito Santo: essere un solo corpo e un solo spirito, ma la nostra unità, ma la salvezza degli altri si conquista così [Registrazione interrotta].

CODICE 75F0V01338N
LUOGO E DATA Sant'Ilario d'Enza, 01/06/1975
OCCASIONE Catechesi a Vespro
DESTINATARIO Comunità Parrocchiale
ORIGINE Registrazione troncata alla fine
ARGOMENTI Santa Rita da Cascia
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