04/06/1978 - Vespro IX Domenica Ord

Siamo alla invocazione ventottesima, nella quale invochiamo il cuore di Gesù come vita e risurrezione nostra. Gesù è l’autore di ogni grazia, per cui diciamo che la grazia che occupa il nostro cuore è grazia di Cristo, perché Cristo ce l’ha meritata e Cristo è la causa efficiente, cioè la causa che la fa nella nostra anima. Cristo Signore è il principio della nostra vita soprannaturale: solo in Lui abbiamo accesso al Padre, solo in Lui fiorisce questa partecipazione alla vita divina, solo per mezzo di Lui viene ad abitare nel nostro cuore la Santissima Trinità. Ecco perché S. Paolo diceva: “Non vivo più io, è Cristo che vive in me”. S. Giovanni Crisostomo diceva: “Il cuore di Paolo era il cuore di Cristo”. Dovrebbe verificarsi questo per ognuno di noi, perché abbiamo proprio la sua vita in noi, perché abbiamo proprio il suo pulsare di vita, tutto quello che di buono fiorisce in noi è Lui che lo mette. Per cui, lo sappiamo bene, se la nostra preghiera può salire in alto è perché Gesù la fa sua, se la nostra sofferenza può avere tanto valore da essere redentiva è perché Gesù la fa sua, dunque perché Gesù prega in noi e perché Gesù soffre in noi. Uniti a Lui in modo ineffabile e fortissimo, ci può staccare solo la nostra cattiva volontà, la nostra volontà di peccato. Vita allora, e vita che fiorisce, vita di amore, vita che ci conduce infallibilmente a quella vita che si eterna nella gloria. Ed è risurrezione nostra perché tutte le volte che noi avessimo la disgrazia di commettere un peccato grave è ancora Lui che, pentiti, ci accoglie, è ancora Lui che ci torna a donare la sua vita, è ancora Lui che ci assicura che la nostra vita non verrà mai meno se uniti a Lui parteciperemo sempre di Lui. È in questo senso che noi parliamo di vita interiore, che noi parliamo dello svolgersi di una vita soprannaturale nella nostra vita umana. Vita interiore vuol dire quella vita potentissima che è all’interno di noi e che diventa la sorgente per tutta la nostra attività esterna: tutta viene ad essere condizionata, tutta, da questo principio vitale fortissimo. Ecco perché noi dobbiamo accrescerla, perché è una vita che tende a muoversi, tende cioè ad occuparci tutti, ad occupare l’uomo integralmente. La vita interiore profonda prende tutti i pensieri e tutte le attività di un uomo, tutto. Non è qualche cosa che resta in noi ferma, è un moto vertiginoso verso la santità. Purtroppo noi la fermiamo, noi la impediamo con la nostra mancanza di generosità, con la nostra indifferenza, col nostro resistere abbandonandoci a quei difetti, a quella mediocrità, a quell’egoismo che il Signore rispetta perché rispetta le scelte della nostra libertà. E allora, invece di diventare santi, diventiamo dei mediocri che non sanno combinare nulla. Il Signore vita e risurrezione nostra ci dà la forza, ci dà la luce, ci sprona: dobbiamo solo dire il nostro sì. Perciò, meditando sul cuore di Gesù, poniamo chiaro il nostro proposito: metterci a sua disposizione per fare come Lui, e in quello che Lui ha fatto, la volontà di Dio, per essere figli che amano il Padre, per essere figli che ubbidiscono e che seguono la linea meravigliosa che il Padre ci ha indicato dandoci Gesù. “Questi è il mio Figlio diletto: ascoltatelo.”: è in questo ascolto ed è in questo prezioso e grande sforzo di adesione che si svolgerà serenamente la nostra vita cristiana.