08/12/1975 - Vespro Immacolata Festa AC

Sant'Ilario d'Enza, 08/12/1975
Catechesi Vespro Solennità Immacolata Concezione

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La festa dell’Immacolata è in modo tutto singolare la festa dell’Azione Cattolica, di quell’Azione Cattolica che noi amiamo, di quell’Azione Cattolica che noi diciamo “strumento provvidenziale nel seno della Chiesa”, di quell’Azione Cattolica che, da più parti così denigrata, trova proprio la sua ragione di essere in una considerazione ben precisa: la considerazione di noi Chiesa. Tutta la liturgia oggi ha insistito nel proclamare Maria l’inizio del popolo nuovo, della Chiesa santa, degli uomini che vogliono vivere nel Regno di Dio. Ecco, lo sappiano: l’Azione Cattolica non è in una posizione di privilegio, è in una posizione di servizio. L’Azione Cattolica vuol essere nella Chiesa, nell’esempio di Maria Immacolata che ha cominciato così nella Chiesa, dico vuol essere in una posizione di rettitudine, in una posizione di responsabilità, in una posizione di totale e fervida testimonianza. L’Azione Cattolica noi l’amiamo, proprio perché, voluta dal Papa, proprio perché benedetta dal Papa, è in quest’ordine dell’apostolato dei laici. I laici sono stati chiamati dal Concilio Vaticano II ad una particolare forma di sensibilità; si è ricordato loro ciò che hanno ricevuto nel Battesimo, si è ricordato loro che cosa devono operare e come non sono degli ospiti e dei pellegrini nella Chiesa di Dio, ma formano, insieme ai sacerdoti, insieme alla gerarchia, formano la sostanza stessa della Chiesa. Ecco perché questa sera, consegnando il cartoncino di adesione, voglio ricordare a tutti questo solenne impegno nella Chiesa. Voglio ricordarlo a tutti, perché il numero non resti numero; siamo cresciuti anche quest’anno, siamo un numero notevole. Vorrei che capissimo come il numero non conta se non c’è la qualità. Come dev’essere un vero membro dell’Azione Cattolica? Deve vivere per primo, esemplarmente, l’idea della Chiesa – mistero, di come noi apparteniamo alla Chiesa che è circolo vitale, che è comunicazione con la Trinità; come noi, appartenendo alla Chiesa, dobbiamo essere un popolo santo. La nostra appartenenza alla Chiesa dice la nostra esigenza di santità. Non si può lavorare nella Chiesa, non si può lavorare con efficacia, non si può essere vere membra, se non si è in uno sforzo di santità; non diciamo nell’infallibilità, ma nello sforzo, nello sforzo di migliorare noi stessi, di migliorarci individualmente, di migliorarci come gruppi, di migliorarci come comunità. Il fatto che siamo peccatori, il fatto che abbiamo dei difetti e dei limiti, non facciamo fatica ad ammetterlo: lo sappiamo bene! Ma questo non ci impedisce, se il peccato è combattuto, se il difetto si vuole estirpare, se insomma cerchiamo di fare di meglio, di più. Una seconda cosa: nella Chiesa mai come in questo momento si richiede la fortezza, mai come in questo momento si richiede una professione franca e sicura di fede. Voi sapete quante miserie sono entrare; voi sapete come tante comunità ecclesiali hanno perso il senso della Chiesa, hanno perso il senso dell’umiltà e dell’obbedienza, come sono cadute in deplorevoli anarchie di mente e di cuore. Noi dobbiamo avere un grande desiderio di essere fedeli, di professare con molta energia la nostra fede. E lo sappiamo che c’è una sola pietra di paragone ed è il Papa. “Conferma i tuoi fratelli, su questa pietra fonderò la mia Chiesa” (cfr. Lc 22, 31-32). La garanzia di essere nella verità ci viene dal Papa. Ecco perché noi dobbiamo rinnovare la nostra profonda fede in Dio, nel suo piano d’amore, in Gesù e nella Chiesa, nella Chiesa nell’obbedienza al Sommo Pontefice. Quest’anno un gruppo ha professato una promessa di ubbidienza al Papa. Voi ricordate che il Papa lo ha accettato con particolare gioia e si è commosso. Ecco, vorrei che il nuovo anno di Azione Cattolica fosse intonato molto in questa fede nella Chiesa e in questa obbedienza al Papa. E la terza cosa: la nostra Azione Cattolica agisce qui, in questa Parrocchia, in questa Parrocchia che ha le difficoltà che ha, che ha i problemi quanto sapete gravi. Il lavoro quest’anno è un lavoro serrato, intenso; dovrà riguardare particolarmente ancora le nostre strutture, dobbiamo finire il nostro oratorio, dobbiamo perciò essere pronti ad entrare nel nuovo oratorio con particolare sensibilità, con particolare forza di organizzazione. Abbiamo il problema dei bambini, che si fa sempre più grave. I nostri bambini corrono non qualche pericolo: corrono il pericolo peggiore di tutti, di non crescere più educati cristianamente. Sembra da molte parti che tutto coalizzi verso la scristianizzazione dei bambini, che sono dei battezzati nella grandissima parte. Perciò la scelta nostra dell’oratorio è stata giusta: dobbiamo cercare di intensificare la nostra catechesi, dobbiamo cerare di essere ben disponili a tutte quelle forme che verranno indicate man mano. Io mi auguro che la benedizione della Madonna, che l’intercessione di santa Eulalia ci diano molta, molta forza per andare avanti e dare veramente al Signore quello che il Signore si aspetta da noi: umiltà di servizio, fortezza di testimonianza, organizzazione, per essere tutti uniti e tutti uniti per fare sempre di più.

CODICE 75N7V01311N
LUOGO E DATA Sant'Ilario d'Enza, 08/12/1975
OCCASIONE Catechesi Vespro Solennità Immacolata Concezione
DESTINATARIO Comunità Parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI Azione Cattolica
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