18/05/1975 - Vespro Pentecoste

Sant'Ilario d'Enza, 18/05/1975
Catechesi a Vespro

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Per chiudere vorrei parlare di altre due note della spiritualità di sant’Antonio abate: la sua fortezza, una fortezza grandissima, e la sua gioia. Non è stata facile la sua vita. Quanto più uno tende alle vette della santità, tanto maggiori ostacoli incontra. Di nessun altro santo troviamo le tentazioni che abbiano impressionato così la mente dei cristiani; voi lo vedete come di solito si raffigura: si raffigura attorniato da animali. Non è perché sia il protettore degli animali, quegli animali raffigurano le sue tentazioni, delle tentazioni fortissime, continue, durate per anni; sono raffigurate negli animali, perché esprimono plasticamente ciò che nella simbologia popolare viene indicato: le tentazioni dell’avarizia, la tentazione della collera, la tentazione dell’impurità, la tentazione dell’orgoglio. Sant’Antonio è protettore, è invocato da coloro che sono sotto le tentazioni, proprio perché ha saputo vincere anche le più forti, fortissime: apparizioni di demoni vessazioni, un continuo. Ha saputo vincere con l’umiltà, ha saputo vincere con la preghiera, ha saputo vincere diffidando di se stesso e confidando solo nel Signore. Era solito dire: non abbiate paura del demonio, non può niente, è un cane legato alla catena, non abbiate paura, rimanete con Gesù, pensate a Gesù, vi sostiene. Però risplende in lui la prudenza, la sua lotta contro quella che si diceva allora la “celia”, cioè quel ritorno su di se stessi, quella pigrizia, quel compiacersi di se stessi, quel darsi a una tristezza non sana, la combatteva attraverso un lavoro indefesso, non è che stesse là, nella solitudine, tutto il giorno, senza far niente; lavorava molto e pregava molto, non permetteva mai di avere degli spazi nei quali poteva avere più forza la tentazione. Ecco perché l’altra sua nota, è una nota di estrema serenità, di estrema gioia; era sicuro del suo Signore e sapeva che la sua vita era preziosa, per sé e per gli altri, e viveva cantando e benedicendo il Signore. Coloro che andavano a trovarlo lo sentivano fin da lontano cantare i salmi, ed erano meravigliati nel vedere questo aspetto così limpido. così da angelo, sereno; serviva il Signore giorno per giorno, senza mai stancarsi e nel servizio di Dio trovava una profonda pace. Sapeva come era preziosa la sua vita, come era prezioso il suo tempo, sapeva che nulla poteva in qualche modo essere a lui di danno. Ripeteva le parole di san Paolo: “Per chi ama Dio tutto torna a bene, tutto”(Rm 8, 28). Vogliamo dunque invocarlo e, quando ci sentiamo stanchi e quando la tentazione si fa sentire di più, quando la tristezza del servire Dio, la “non voglia”, quando ci sentiamo buttati indietro, ecco, pensiamo all’esempio di questo santo, e guardando la sua immagine invochiamolo: è stato un nostro fratello che ci ha dato uno splendido esempio. Sta a noi servire così, centralizzando sempre nel cuore di Gesù.

CODICE 75EHV01368N
LUOGO E DATA Sant'Ilario d'Enza, 18/05/1975
OCCASIONE Catechesi a Vespro
DESTINATARIO Comunità Parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI Sant’Antonio abate (terza parte)
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