13/06/1976 - Vespro SS Trinita

Sant'Ilario d'Enza, 13/06/1976
Catechesi a Vespro

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Come vi ricorderete l’ultima volta, un mese fa, abbiamo parlato di san Francesco. Restano ancora alcune piccole cose da dire, pur tenendoci nei limiti di estrema brevità che ci siamo prefissi. La spiritualità venuta da san Francesco, dicevamo, è una spiritualità incentrata sull’umanità del Cristo, di Cristo che si è fatto nostro fratello. Guidato da questo grande ideale san Francesco si era proposto di rivivere Gesù, di essere come Gesù e ha insegnato ai suoi discepoli quest’atteggiamento verso Dio, l’atteggiamento più grande di culto, l’atteggiamento più confidente più intimo: ogni uomo donato del battesimo deve saper vivere questo abbandono totale nelle braccia del Padre, questa sicurezza che possedendo Gesù possediamo tutto, che possiamo piacere al Padre proprio ricalcando passo per passo tutte le orme di Gesù. In Gesù allora nostro modello si attua tutta la nostra vita, in Gesù modello si attua la nostra gloria, in Gesù modello si attua soprattutto il nostro amore, l’amore continuo al Padre, non fare nulla che dispiaccia al Padre, l’amore continuo ai fratelli. I fratelli sono visti così come membra del Cristo, e ai fratelli si dona tutto il cuore. Il francescanesimo avrà come stemma due mani incrociate, in ogni uomo devi vedere il tuo fratello, in ogni uomo devi vedere la relazione profonda con Cristo, con Cristo che porta ancora nel suo corpo glorioso i segni della sua passione, i segni di quell’amore di cui non si può dare un altro più grande. Ed ecco in questa visione di questa paternità di Dio la visione chiara della creazione. Le creature sono viste come amiche; fratello, sorella: chiamerà le creature san Francesco. La creazione non ha nulla che possa fare pensare a un tranello, la creazione viene da Dio, nella creazione dobbiamo vedere solo dei motivi, dei momenti per salire al Signore. È la creazione amica, è la creazione che in Cristo viene ad essere liberata da tutta l’oppressione del peccato; è nella creatura dove l’uomo allora si riconcilia con l’universo e con l’universo cerca di essere vera gloria al Padre. E così l’anima francescana salirà sempre soavemente al suo creatore, sentirà sempre di più il richiamo ad essere vera lode: se tutto è lode, l’uomo deve raccogliere questa lode e deve portarla coscientemente al suo Signore. Con l’anima allora intona un inno che non cessa più, l’inno di lode al Signore, “Laudato sii, mi Signore”, quella lode che avrà poi nel Paradiso la sua completezza. E l’uomo anche verso se stesso non partirà da questa soavità! Più che vedere nell’uomo vecchio l’uomo del peccato, il nemico, si guarderà nell’uomo vecchio l’uomo incatenato che bisogna con forza ma con soavità liberare dalle catene per farlo sentire così nella gioia di essere figlio di Dio, nella vera libertà che Cristo ci ha donato. È, come vedete, un’accentuazione di tutto ciò che il cristianesimo ci offre di più soave, di più sereno, di più bello. L’anima allora sente di essere, così, privilegiata nell’amore. Il Signore ama tutti, ama ognuno in particolare, è necessario lasciarsi condurre da questo amore e da questo amore salire sempre di più. Allora la sofferenza non fa paura: anch’essa è una creatura; la povertà non fa paura: anch’essa è stata abbracciata da Gesù; allora le difficoltà che si incontrano con il prossimo si vedono ben sormontabili, nella potenza dello Spirito Santo, perché è lo Spirito Santo che compie nella sua straordinaria misericordia la nostra santificazione. Ecco, sono motivi anche per noi tanto attuali, anche in questi giorni e faranno molto bene nella nostra riflessione.

CODICE 76FCV0133EN
LUOGO E DATA Sant'Ilario d'Enza, 13/06/1976
OCCASIONE Catechesi a Vespro
DESTINATARIO Comunità Parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI San Francesco d’Assisi (II)
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