29/06/1975 - Vespro San Pietro e Paolo

Sant'Ilario d'Enza, 29/06/1975
Catechesi vespro, XIII domenica del Tempo Ordinario

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Restando nel nostro tema, il cuore di Gesù è centro, i santi ci conducono a Lui. Evidentemente oggi il nostro pensiero di meditazione non possiamo portarlo su un altro santo: abbiamo san Pietro e san Paolo che sono i grandi maestri per centralizzare sull’amore di Gesù. È proprio così, perché la loro vita e la loro azione non si può assolutamente spiegare, se non si riflette sul fortissimo amore che hanno portato a Gesù. In san Pietro noi vediamo un po’ quelle contraddizioni che troviamo nella storia del popolo ebreo, il popolo ebreo che fa l’alleanza e subito dopo la tradisce, che giura a Dio la sua fedeltà e poi si volge ad altre cose. Pietro ha avuto tutta la sua fragilità di uomo e perciò non ci stupiamo di vedere che, dopo la professione più viva di amore a Gesù, “anche se fosse necessario morire, io morirò”, dice di non conoscere Gesù. Non ci stupiamo quando lo vediamo così preso nella tenaglia delle circostanze; lo ammiriamo perché si è abbandonato a Gesù, non ha fatto come Giuda. Giuda non ha creduto all’amore di Gesù; Pietro ha rinnegato Gesù, ma ha creduto all’amore di Gesù che perdona e ha potuto ripetere, senza dire una bugia anche lieve, ha potuto rispondere alla Verità stessa che lo interrogava: “Pietro, mi ami tu?” “Sì, tu sai, Signore, che io ti amo” (Gv 21, 16). E veramente tutta la sua vita è restata in questo amore, fino agli Orti vaticani, quando è stato crocefisso per Lui. E ricordate le meravigliose pagine, tra le più belle di tutti gli scritti dell’umanità, le parole di Paolo sull’amore, su questa carità, senza la quale ogni cosa è inutile. È inutile convertire, è inutile far del bene al prossimo, è inutile consumarsi per il bene del prossimo se non c’è questa carità, questo amore al Cristo. E la sua predicazione è stata tutta in quest’ordine; ricordate il brano della lettera agli Efesini, quando parla delle inenarrabili ricchezze dell’amore di Gesù, di come sia impossibile potere fare delle dimensioni. “Chi mi separerà dall’amore del Cristo? Non la fame, non la povertà, non la spada; nessuna cosa mi può separare dall’amore di Cristo” (cfr. Rom 8, 35). Parlavamo stamattina del nostro posto nella Chiesa, della nostra precisa responsabilità; ecco, il modo sta qui: noi possiamo trovare il nostro posto (sì, prima trovarlo) e poi mantenerlo ed essere fedeli, solo se ognuno di noi scopre qualche cosa della carità di Cristo. Abbiamo bisogno di scoprire quanto il Signore ci ama, perché qui sta la grande cosa: non sta nello scoprire quanto noi lo amiamo, ma quanto Lui ci ama. Ecco, un amore forte, un amore personale, un amore che ognuno di noi deve dire unico. Questo amore del Cristo lo dobbiamo vedere come la grande nostra conquista. Ci aiutino i santi Pietro e Paolo a scoprire qualche cosa, perché allora la nostra vita prende finalmente la sua rivoluzione, la sua conversione, cioè si avvia verso quella meta che ci ha indicato il Signore, proprio la santità, perché la Chiesa santa ha bisogno di membra sante.

CODICE 75FUV01333N
LUOGO E DATA Sant'Ilario d'Enza, 29/06/1975
OCCASIONE Catechesi vespro, XIII domenica del Tempo Ordinario
DESTINATARIO Comunità Parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI San Pietro e San Paolo
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  • “È evidente come Don Pietro abbia vissuto il suo sacerdozio
    tra la vita delle persone, condividendo tutto. 
    In fondo, forse, è il segreto più prezioso che ci ha svelato.”
    Umberto Roversi

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