Domenica scorsa parlavamo di Gesù tempio di Dio, e come siamo invitati anche noi a entrare in questo tempio e ad essere lode del Signore. Dicevamo come Gesù ci unisce alla sua meravigliosa preghiera e dà alle nostre preghiere grandezza e forza. Che cosa resta allora da parte nostra? Ecco: lo sforzo per corrispondere, lo sforzo di collaborare, poiché la nostra preghiera richiede un superamento della nostra superficialità, della nostra forma di evasione, del nostro lasciarci prendere da troppe cose e da troppe preoccupazioni secondarie. Tutto questo noi lo esprimiamo quando diciamo che la nostra preghiera deve essere attenta e fervorosa, che non possiamo avere una preghiera solo formalmente tale, che non possiamo accontentarci di un suono o di una presenza, perché il cuore deve essere all’unisono con la nostra bocca e se noi, anche nella più grande funzione liturgica, abbiamo il cuore lontano, certo non collaboriamo e la nostra preghiera non piace a Dio. Ecco, sottolineiamo questa cosa: non piace a Dio! Sant’Agostino dice una cosa che io non oserei dire se non fosse sua. Dice sant’Agostino, vi cito proprio il latino: “Magis placet Deo latratus canum”. Lo capite? Più che certe preghiere, piace a Dio l’abbaiare dei cani. Mi capite che cosa rappresenta allora una preghiera vuota, assente, superficiale, esteriorizzata? Una preghiera che non sia un impegno di comunione, che non sia un impegno di amore e di carità? Perché dobbiamo stare bene attenti, che una devozione solo esterna è una devozione che non sussiste. Il Signore vuole il cuore! È Gesù stesso che ci avverte: “Il Padre tuo vede nel segreto” (Mt. 6, 6). È il cuore che guarda il Signore. Di qui il nostro impegno per rendere la nostra preghiera un vero incontro di amore col Signore. Abbiamo allora l’idea del colloquio: Dio ti parla, tu rispondi. Dio ti parla nella scrittura, Dio ti parla nel mondo che ti circonda, perché è sua creazione, Dio ti parla con delle buone ispirazioni che ti suggerisce nel cuore. Tu rispondi. E nella liturgia prendi per rispondere le parole che ti suggerisce la chiesa, le fai tue, le rendi tua ricchezza. E nello stesso tempo perciò la preghiera è nutrimento e la preghiera è lode. È nutrimento, perché ciò che ti dice Dio ti costruisce e ti rafforza, è lode perché è la tua risposta umile e pronta alla volontà del Signore. Si tratta allora di compiere giorno per giorno lo sforzo di migliorare la nostra preghiera, lo sforzo per rendere la nostra preghiera più viva, più viva attraverso la fede. La preghiera deve essere esercizio di fede, deve essere esercizio di fiducia, di speranza, deve essere particolarmente slancio di carità, di amore. Guardiamo davanti al Signore come sono le nostre preghiere, che non siano un abbaiare qualsiasi, ma che possano veramente unirsi agli angeli nel lodare Dio infinitamente santo.
CODICE | 74B9V01334N |
LUOGO E DATA | Sant'Ilario d'Enza, 10/02/1974 |
OCCASIONE | Catechesi a Vespro |
DESTINATARIO | Comunità Parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | Tempio santo di Dio |
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