Gesù è venuto sulla terra per essere un servo. Ricordiamo le sue parole “Chi vuol essere grande tra voi si farà servitore e chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti. Il Figlio dell’uomo non è venuto ad essere servito, ma a servire”(Mc 10, 43-45). Ma che cosa vuol dire servire? A chi dobbiamo rivolgere il nostro servizio e in che modo possiamo davvero diventare dei servitori? C’è un concetto ambiguo che è opportuno chiarire. Se chi serve si ritiene migliore degli altri, pensa al suo servizio come a un’elemosina, fatta a chi non avrebbe nessun titolo di essere servito, allora servire potrebbe essere un modo per sentirsi superiore agli altri e umiliarli. Nei rapporti umani, quando una persona presta servizio a un’altra, matura dei diritti nei suoi confronti: il diritto a una ricompensa, a un salario o almeno alla riconoscenza. È in questo senso che possiamo capire il termine servire del vangelo? Perché dobbiamo servire? Dobbiamo servire perché per primi siamo stati serviti, dobbiamo servire tutti, perché siamo stati serviti indipendentemente dai nostri meriti, dobbiamo servire gratuitamente, perché abbiamo ricevuto gratuitamente e, se anche serviamo con tutta la nostra vita, rimaniamo dei debitori nei confronti di Dio che ci ha servito per primo. “Quando avete fatto tutto quello che potete dite: siamo servi inutili”(Lc 17, 10), è la sua parola. Quindi non sul servizio che dobbiamo dare, ma sul servizio che abbiamo ricevuto è la prima riflessione. Gesù durante l’ultima cena lavò i piedi ai suoi apostoli, lavare i piedi agli ospiti era il gesto dello schiavo e Gesù dice che tutta la sua vita è stato un comportarsi verso gli uomini come uno schiavo si comporta verso il suo padrone; ricordiamo san Paolo “Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù, il quale, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio, ma spogliò se stesso assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana umiliò se stesso facendosi ubbidiente fino alla morte e alla morte di croce”(Fil 2, 5-8). In generale la vita dell’uomo non è un tentativo di innalzarsi? Non è uno sforzo per diventare superiore agli altri, per comandare e dominare? Di qui i nostri atteggiamenti più facili, che sono ispirati all’orgoglio, all’invidia, all’ira; siamo fatti così e dobbiamo lottare per non esserlo, se vogliamo imitare il Signore. Il Signore ha scelto di diventare servo: potendo comandare ha scelto di ubbidire, potendo godere la sua ricchezza si è fatto invece povero, ha voluto condividere, condividere la nostra esistenza. Quando si è fatto battezzare nel Giordano si è inserito nella folla dei peccatori. Quando durante la sua vita pubblica gli verranno portati i malati non si ritrarrà da loro, e li conquisterà con dolcezza e con semplicità. I suoi miracoli non sono solo un gesto di potenza, ma un gesto di solidarietà di chi si fa uno con chi soffre e permette così a chi soffre di partecipare alla sua vita. Nemmeno di fronte ai peccatori Gesù avrà ribrezzo. Gesù conosceva quanto c’era nell’uomo, conosceva la sua ingiustizia, la sua ipocrisia, le sue corruzioni, conosceva la sofferenza e la disperazione. Ma Gesù ama tutte le persone, le accoglie e dà loro un' amicizia disinteressata; servo di tutti è stato Gesù. Ha amato anche gli indifferenti, anche quelli che sembra abbiano perso la capacità di sentire e di soffrire, ha amato anche i superbi e i soddisfatti, i ricchi e i potenti. Gesù ha condiviso tutto, la sofferenza dell’umanità. Ecco, noi dobbiamo meditare su di Lui. Il cammino di Gesù è stato l’opposto di quello di Adamo; Adamo ha cercato di farsi Dio, di diventare autosufficiente e padrone. Cristo, che era Dio, ha scelto la via dell’incarnazione e della solidarietà con gli uomini. In questa riflessione si matura l’idea nostra di seguirLo nella Quaresima e di essere come Lui così, disponibili ai piani di Dio.
CODICE | 78B4V01334N |
LUOGO E DATA | Sant'Ilario d'Enza, 05/02/1978 |
OCCASIONE | Catechesi al Vespro |
DESTINATARIO | Comunità Parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | Ministerialità |
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