04/02/1979 - Vespro V Domenica Ord

Sant’Ilario d’Enza 04/02/1979
Catechesi Vespro

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Proseguendo l’argomento della volta scorsa, diciamo che un cristiano deve realizzare la sua vita come l’ha realizzata Cristo e dicevamo che la morte di Cristo è stata nell’obbedienza al Padre ed è stata motivo di gloria per Lui e di risurrezione e motivo, con la sua risurrezione, della nostra salvezza. Cristo è morto per salvarci. La dignità della morte di un cristiano è proprio nell’unirsi alla morte di Cristo, nel compiere, cioè, anche noi la volontà del Padre, anche noi porre la nostra morte in redenzione. L’ubbidienza che è amore, redenzione che è ancora amore per i fratelli. La morte del cristiano è un atto di amore che logicamente dev’essere preparato da tutta la vita, perché sarebbe illusorio pretendere un miracolo: è tutta la vita che dev’essere una scelta, una scelta di obbedienza e di amore com’è stata quella di Cristo, una scelta che è tanto più fervida, tanto più generosa quanto più si pensa che si va verso al risurrezione, che si va verso la completa nostra identificazione con Cristo. È necessario perciò che noi sappiamo vedere la vita in questa luce di mistero pasquale, che sappiamo nella nostra vita valutare bene ciò che conta e scartare ciò che non conta. È una scelta fondamentale che ognuno di noi deve fare, è una scelta fondamentale che rinnoviamo tutti i giorni, sicuri che la grazia di Dio ci è molto vicina, perché la nostra speranza è la virtù che fa appoggiare la nostra fiducia sulla fedeltà di Dio, sulla sua misericordiosa promessa. Allora l’indirizzo della nostra vita è ben evidente, cioè la nostra vita dev’essere intesa come una missione-servizio, come qualche cosa che non possiamo adoperare solo per noi, che non possiamo chiuderci in quelle poche gioie e in quei molti dolori che tante volte costituiscono il tessuto della nostra esistenza; noi dobbiamo sentire che la nostra partecipazione a Gesù dev’essere una partecipazione piena: “Sono venuto – ha detto Lui – perché abbiano la vita e l’abbiano abbondantemente”. Un cristiano conscio che la sua vita sia un sevizio cerca di piacere sempre, in tutte le sue scelte, al Padre celeste, cerca la sua volontà, non cerca la propria, cerca quello che Lui vuole e desidera, perché ognuno di noi ha il suo itinerario, ha avuto le sue qualità, ha la sua strada. Cosa possiamo desiderare di meglio che fare la volontà di Dio quando Lui ha legato al suo piano d’amore tutta la ricchezza che ci vuol partecipare e tutta la ricchezza che vuole partecipare, attraverso noi, agli altri? Concepire la vita come un servizio non è qualche cosa di triste, ma è qualche cosa di sommamente liberante, perché sentiamo che né le cose né gli uomini ci possono allontanare dalla carità di Cristo, che è in Dio, che nessuna cosa può tornare a danno nostro, secondo quello che dice l’apostolo, che per chi ama Dio tutto torna in bene. Concepire la vita così vuol dire andare avanti con assoluta fiducia perchè nessuna cosa ci ferma e nessuna cosa può rappresentare un ostacolo insormontabile. Così capiamo anche la nostra posizione riguardo agli altri, soprattutto a quelli che il Signore Gesù ha prediletto. Essere vicino agli altri, capirli ed essere lieti di porgere loro quanto possiamo: è la vita di carità, è la vita di bontà diffusa, è l’impegno sereno di ogni giorno. Allora sì che la vita diventa forte e grande, non limitata dalle vanità e dalle sciocchezze di ogni giorno, non limitata dalla forza delle nostre tentazioni e delle nostre passioni. Allora è il Signore Gesù che ogni giorno ci viene incontro finché avverrà, nella morte, l’incontro meraviglioso frutto di tutta un’esistenza, quando ci incontreremo con Lui, salvatore e amico di tutti i momenti e gaudio e corona nostra da quel momento.

CODICE 79B3V01334N
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza 04/02/1979
OCCASIONE Catechesi Vespro
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI La morte come atto di amore e di redenzione: la vita prepara alla morte
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