23/04/1978 - Vespro V Domenica Pasqua

Sant’Ilario d’Enza 23/04/1978
Catechismo Vespro

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Parlavamo del cuore di Gesù come la casa della gioia. Ecco come si entra in questa casa. Leggevamo nel Vangelo di Giovanni: “Nella casa del Padre mio vi sono molte mansioni”. Gesù ha parlato dei compiti, delle responsabilità, di diversi modi di stare nella volontà di Dio e indubbiamente ogni anima ha la sua strada. Però, per entrare nella casa si Gesù, c’è una via che è comune: in questa casa della gioia si entra attraverso la preghiera, perché la preghiera è comunicazione. Lo dobbiamo ripetere tante volte, perché noi facilmente scambiamo per preghiera un ripetersi di formule, perché, quando abbiamo abbandonato o superato le forme, ci fermiamo ai discorsi più o meno ripetitivi, stereotipi. Abbiamo bisogno di capire che la preghiera è un vero flusso di vita. “Voi siete i tralci e Io sono la vite”: che cosa vuol dire? Vuol dire che in noi Lui agisce, ci comunica la sua stessa vita. Vuol dire allora che, mettersi in comunicazione con Lui, aprire il nostro animo, essere pronti alle sue disposizioni, in questo noi abbiamo un grande dono, un dono di partecipazione. E partecipare alla vita di Gesù è partecipare alla gioia meravigliosa del Cristo Figlio di Dio, partecipare alla gioia del risorto. Allora ecco, ed è evidente, la preghiera ci mette in comunicazione, perché lo stato di preghiera è stato di ascolto, è stato di acconsentimento, è l’anima che si lascia condurre, è l’anima che al suo Dio lascia fare quanto Lui vuole. Prega bene colui chi si mette in stretto rapporto con Lui e ne riceve la parola, perché la Parola salva e dà la vita, la Parola ci trasforma, la Parola è veramente creativa e redentiva. Mettersi a pregare allora è mettersi in un ascolto di tutta l’anima, l’anima che riceve il suo Dio e gli risponde, l’anima che riceve il suo Dio con la sua parola e il suo amore e risponde col proprio sì e col proprio amore. Ecco perché, quando un’anima prega e prega bene, è un’anima ricchissima di gioia. Lo vediamo nei santi, vediamo com’erano radiosi quando uscivano dalla preghiera; nelle vie poi straordinarie che molti santi hanno avuto, li vediamo nelle estasi. S. Filippo Neri gridava: “Signore basta, troppa gioia, troppa gioia”. Noi ignoriamo la gioia, perché ignoriamo la preghiera fatta bene, la preghiera soprattutto che riceve, la preghiera che si mette in perfetta disposizione alla volontà di Dio. Non ce l’ha forse insegnato Gesù? Sì. Ce lo ha insegnato: voi pregherete così “Padre nostro, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà”. È la preghiera perfetta, la preghiera che non cerca la gioia per se stessa, ma cerca Dio: da Dio poi riceve meravigliose consolazioni, meravigliose comunicazioni. È questo allora che chiederemo anche noi oggi: Signore, in questo tempo di risurrezione, facci capire come la preghiera è la sorgente della gioia di ogni giorno.

CODICE 78DOV01364N
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza 23/04/1978
OCCASIONE Catechismo Vespro
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI La preghiera via alla gioia
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  • “È evidente come Don Pietro abbia vissuto il suo sacerdozio
    tra la vita delle persone, condividendo tutto. 
    In fondo, forse, è il segreto più prezioso che ci ha svelato.”
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