04/05/1980 - Vespro V Domenica Pasqua

Sant'Ilario d'Enza, 4/05/1980
Catechesi al Vespro V domenica di Pasqua anno C

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Si parla del sacerdozio di Gesù. Cioè Gesù con l’Incarnazione è diventato uno di noi, uno sostanziale con noi, perché si è fatto uomo, capo nostro, e come capo nostro ci rappresenta davanti al Padre, come capo nostro porta al Padre la nostra supplica, la nostra preghiera, la nostra vita. E riceve dal Padre le grazie per tutti noi, per ognuno di noi. Ecco, nell’ordine di ciò che abbiamo meditato le altre domeniche, la nostra responsabilità in ordine a tutta la vita nostra, la nostra responsabilità per dirigere bene le nostre azioni. Osserviamo: noi nella vita dobbiamo fare la volontà di Dio, ma Dio nel battesimo è diventato nostro Padre. La nostra relazione con lui è dunque una relazione di figli. È Gesù stesso che porta tutti noi al Padre. È in Gesù che troviamo la grazia, la forza, l’energia per potere corrispondere totalmente. Un battezzato non può allora essere solo un buon uomo. Non può essere solo uno moralmente corretto secondo la giusta ragione che gli uomini capiscono. Il cristiano deve avere una condotta conforme alla sua dignità, alla sua grandezza. Ed è la grandezza di figlio di Dio. Ed è proprio nello Spirito Santo che noi vogliamo preparaci a realizzare in noi e attorno a noi il regno di Dio. Quando parliamo di consacrazione allo Spirito Santo vogliamo allora ricordare quello che noi siamo diventati e che noi dobbiamo vivere. Noi ci proponiamo il giorno di Pentecoste di rinnovare la nostra consacrazione come un rivivere, un responsabilizzare quello che abbiamo ricevuto nelle grandi grazie della nostra vita, prima di tutto il battesimo. Non è che vogliamo fare una devozione che si assommi a tante altre. Consacrarci allo Spirito vuol dire rivivere la nostra dignità e la nostra grandezza di figli di Dio, vuol dire lasciarci condurre più speditamente, più serenamente, più fortemente dallo Spirito santo. La nostra consacrazione allo Spirito Santo sarà allora una presa di coscienza di quello che noi dobbiamo essere quali figli di Dio, un impegno più forte di maturare con slancio e con entusiasmo la nostra vocazione. In queste domeniche che ci separano dalla Pentecoste noi vorremo proprio meditare queste nostre precise responsabilità, perché la nostra mente pensi come vuole lui, la nostra volontà sia condotta dalla sua immensa fortezza, tutta la nostra condotta sia meravigliosamente conforme al Figlio primogenito di Dio, al nostro esempio che è Gesù.

CODICE 80E3V01364N
LUOGO E DATA Sant'Ilario d'Enza, 4/05/1980
OCCASIONE Catechesi al Vespro V domenica di Pasqua anno C
DESTINATARIO Comunità Parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI Gesù - capo
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  • “È evidente come Don Pietro abbia vissuto il suo sacerdozio
    tra la vita delle persone, condividendo tutto. 
    In fondo, forse, è il segreto più prezioso che ci ha svelato.”
    Umberto Roversi

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