Gesù re e centro di tutti i cuori. Abbiamo detto domenica che ci proponiamo di vedere l’esempio dei nostri santi, come hanno posto tutta la loro vita in Gesù. Parlavamo dell’altare di san Giuseppe e dicevamo che un santo proposto alla nostra devozione è sant’Antonio da Padova. Brevi tratti della sua vita: nato nel 1195 in Portogallo, a Coimbra, morto a Padova nel 1231. Una vita breve, trentasei anni, ha lasciato una enorme influenza. Sono più di sette secoli che è morto, ma il culto di questo santo non è diminuito, è uno dei santi il cui culto è più largo; dovunque, direi, c’è una chiesa, c’è un’immagine di questo santo. Che cosa ha fatto? Non si chiamava Antonio, si chiamava Fernando e prese il nome di Antonio, quando, già sacerdote, diventato sacerdote circa a venticinque anni, abbracciò le regole di quell’ordine francescano che stava allora sbocciando. Un’anima ardente: voleva il martirio. Parte dal Portogallo per andare nel Marocco, dove urgeva l’evangelizzazione e dove già c’erano stati molti martiri. Ardeva dal desiderio del martirio, ma il Signore voleva altro da Lui. Una tempesta fa arenare la sua nave sulle coste della Sicilia. Antonio viene in Italia e partecipa al primo capitolo generale dei francescani, presente san Francesco, 1221. I due santi si sono dunque incontrati e si sono capiti in una profondità eccezionale. Francesco morirà cinque anni prima, 1226. Antonio gira nella sua evangelizzazione un po’ per tutta Italia, poi si stabilisce a Padova, e lì offre al Signore la sua ultima immolazione. Una figura meravigliosa per la sua dottrina. Voi ricordate che è dottore della chiesa, ha lasciato una mole notevole di scritti molto ricchi di spiritualità e di intuizione, è stato un santo meravigliosamente caritatevole: la predilezione per i poveri e per tutto quello che concerne i poveri. Se è chiamato il santo dei miracoli è proprio perché è il santo dei poveri. Le sue grazie ottenute non solo per le grandi cose, per le cose dei grandi, ma ottenute per le cose così, che hanno i poveri per le loro tribolazioni, perché in quelle, anche in quelle, non hanno nessuno e il santo era per loro in vita ed è restato per loro in morte. Un amore fervidissimo all’umanità di Gesù Cristo. Il movimento francescano poneva proprio in quel momento nella chiesa una nuova corrente di spiritualità, una spiritualità tipicamente cristocentrica. Francesco guarda Gesù ed è per Lui che diventa il povero, è per Lui che diventa l’umile, è per Lui che diventa ricco di carità. Ecco sant’Antonio da Padova si pone proprio in questo centro. La celebre visione raffigurata nel quadro e in generale nelle sue iconografie, ecco, Gesù Bambino tra le sue braccia. Da Gesù alla Trinità, l’amore vivo e continuo al Signore. Sant’Antonio ha portato un contributo notevole. Gesù è la manifestazione dell’infinita Carità Trinitaria, a Lui bisogna andare per capire qual è la volontà vera di Dio. Un santo, infine, invocato, e mettono nelle sue mani un giglio, invocato per la limpidità della vita, per una purezza vera espressione d’amore, vera scelta d’amore. Ecco, non ha fatto poco, non continua in altra maniera, è sempre cosi, è pronto a darci il suo esempio. Com’è bello leggere i suoi scritti e ammirare la sua vita! È nell’intercessione ancora per noi. L’invocazione dunque prima a questo santo deve essere così: insegnaci a porre centro della nostra vita Gesù, per essere una sola cosa con Lui a gloria del Padre.
CODICE | 75CFV01344N |
LUOGO E DATA | Sant'Ilario d'Enza, 16/03/1975 |
OCCASIONE | Catechesi a Vespro |
DESTINATARIO | Comunità Parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | Re e centro di tutti i cuori |
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