27/03/1977 - Vespro V Domenica Quar

Sant'Ilario d'Enza, 27/03/1977
Catechesi al Vespro

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Il Cuore di Gesù, è fonte di vita e di santità. Abbiamo cercato di commentare la prima parte. Stasera fermiamoci sulla seconda: Cuore di Gesù, fonte di santità. Ma cos’è la santità? La santità è propria unicamente di Dio. Diciamo nella Messa: “Tu solo il santo” e ripetiamo nel prefazio la nostra ammirazione per la santità di Dio: “Santo, Santo, Santo”. La santità non è dell’uomo, quando parliamo di un uomo santo, diciamo allora, che partecipa, che è regalato da Dio di un po’ della sua santità. Perché Dio trasforma le sue creature con dei doni meravigliosi: parliamo dell’infusione della vita di Cristo in noi e diciamo “la grazia santificante”. Gesù ce lo ha spiegato e ha detto: “Io sono la vite e voi siete i tralci, ogni tralcio che rimane in me porta frutto, ma se uno non rimane in me come un tralcio dissecca, non porta frutto è solo da tagliare e buttare nel fuoco” (cfr. Gv 15, 1-6). Quindi quando parliamo di Gesù come fonte di santità, ci richiamiamo a questa ricchezza di espressione: noi, quello che abbiamo di buono, lo prendiamo da lui; quello che abbiamo di buono, è fatto avvicinandoci a lui col suo aiuto. I santi, non sono che un riverbero della luce di Cristo, sono quegli uomini che più si assomigliano a Cristo. Ecco perché dobbiamo sottolineare, come in noi non possiamo parlare di santità, ma dobbiamo parlare di comunicazione con Cristo: è Cristo che ci comunica e le nostre virtù, sono così, un tentare di avvicinarci alle sue. La nostra bontà deve essere proseguita sulla sua bontà, la nostra pazienza sulla sua, la nostra purezza sempre sulla sua. Ecco perché diciamo: “Non c’è acqua senza questa fontana, non c’è nulla di buono in noi, se non con lui, se non per lui”. Diciamo, che allora tutto il nostro studio, tutto il nostro impegno, consiste nel cercare di stare uniti al Cristo, di guardare a lui, di imitare lui. Tutto il nostro sforzo consiste in questo forte desiderio d’imitazione, perché, se non abbiamo lui, non abbiamo niente. Quando parliamo di imitazione di Cristo, intendiamo bene la parola: non è un'imitazione dall’esterno, è un’imitazione dall’interno. Noi dobbiamo sempre di più conoscere quello che ha pensato Gesù, quello che ha detto Gesù, quello che ha fatto Gesù, per potere così seguirlo sempre. “Chi mi segue - ha detto lui - non cammina nelle tenebre” (cfr. Gv 8, 12). Seguire Cristo con tutto il cuore, quindi non un pessimismo: certo, riconosciamo la nostra profonda miseria, ma sappiamo che lui si è addossato questa miseria, lui è vicino a noi per darci tutto quello che ci è necessario. La virtù della speranza, ci dice che Dio è fedele e siccome ci ha chiamato a partecipare alla vita del Cristo, ci darà ancora gli aiuti per realizzarci a somiglianza di Cristo. Un pensiero dunque di umiltà su di noi stessi, un pensiero grande, entusiasmante riguardo a lui, perché, particolarmente con l’Eucaristia, è sempre presente alla nostra vita. La finalità dell’Eucaristia, della comunione, è questa: lui viene a noi, per trasformarci in lui. Sia quindi una grande disponibilità, per potere attuare questo prodigio di grazia e di amore.

CODICE 77CSV01344N
LUOGO E DATA Sant'Ilario d'Enza, 27/03/1977
OCCASIONE Catechesi al Vespro
DESTINATARIO Comunità Parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI 21- Fonte di santità
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