28/03/1982 - Vespro V Domenica Quar

Sant'Ilario d'Enza, 28/03/1982
Vespro V domenica di Quaresima anno B

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“È stata mandata questa parola di salvezza”. La salvezza viene dal suo Mistero Pasquale. È nella sua morte che noi siamo morti, è nella sua resurrezione che noi siamo risorti. Man mano che progrediamo verso Pasqua, dobbiamo riflettere profondamente: che cosa vuol dire morire? Che cosa vuol dire risorgere? Chi muore abbandona tutto. Lascia ogni cosa. Tutto quello che lo circonda non ha più senso. Ecco, morire con Cristo. È la parola di salvezza. Morire con Cristo vuol dire abbandonare tutto quello che è peccato, tutto quello che è compromesso col peccato, tutto quello che è affetto del peccato; abbandonare, come non più esistesse. Abbandonare, come un non senso. Chi è morto è passato a un’altra dimensione, non gli interessa più quello che prima lo interessava. Il richiamo a questa purificazione totale, per cui si dice di diventare nuove creature. Dice ancora l’apostolo: “Quello che prima ci interessava non è più” (Ap 21,4); non è più! Siamo proiettati in avanti e siamo proiettati in questa profonda comunione con Gesù. Gli apostoli che cosa predicavano? Predicavano proprio questo: l’annuncio era che bisognava morire perché bisognava risorgere. L’annuncio era che Cristo era risorto, era veramente risorto. E il cristiano deve essere un risorto con Lui, cioè deve vivere potentemente la vita che gli ha comunicato Gesù, deve vivere della vita del Risorto. Il cristiano deve essere autenticamente un risorto. Ed ecco che il tracciato nostro è ben chiaro: una Pasqua non si improvvisa, una Pasqua si conquista. Conquistare una vita nuova, conquistare una dimensione nuova, un essere nuovo. Quando poi pensiamo che cosa è la Chiesa, la Chiesa nata dal cuore di Cristo sulla croce, la Chiesa comunità dei risorti, comprendiamo bene come deve essere il nostro cammino insieme: un cammino di coloro che hanno sì da camminare su questa terra, che non disprezzano i doni di Dio creatore, ma non si fermano, non si fermano in quello che è l’egoismo e l’attaccamento e le inquietitudini, perché vivono insieme questa grande, magnifica esperienza di Cristo. Fare Sinodo è prendere comunione più stretta col Mistero Pasquale di Cristo, è sentire la nostra profonda vocazione ad essere insieme, è progredire nella fraternità e nelle opere, secondo quello che vuole il Signore. Dio lo ha resuscitato dai morti, perché fosse veramente la nostra gioia e la nostra fortezza, perché noi fossimo membra vive del suo corpo; perciò le parole dell’apostolo ci restino impresse nel cuore: dobbiamo vivere una vita profonda, una vita grande, una vita di amore autentico.

CODICE 82CTV01344N
LUOGO E DATA Sant'Ilario d'Enza, 28/03/1982
OCCASIONE Vespro V domenica di Quaresima anno B
DESTINATARIO Comunità Parrocchiale - stazione vicariale quaresimale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI Secondo comandamento – Litanie del Santo Nome di Gesù
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  • “È evidente come Don Pietro abbia vissuto il suo sacerdozio
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