17/02/1974 - Vespro VI Domenica Ord

Sant’Ilario d’Enza 17/02/1974
Catechesi a Vespro

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Ci fermiamo ancora sulla stessa invocazione: “Cuore di Gesù, tempio santo di Dio”. Quand’è che anche noi in modo speciale diventiamo tempio di Dio? Lo sappiamo: è nella Comunione che noi diventiamo veramente un altare dove Gesù vuole posarsi, perché dal suo cuore e dal nostro cuore insieme salgano al Padre i sentimenti di adorazione, di amore, di ringraziamento, di propiziazione, di impetrazione. La Comunione non è allora semplicemente un momento di gioia e di stretta unione con Gesù: è veramente la partecipazione piena al sacrificio, perché Gesù venuto in noi ci costituisce come tempio del Signore dove si innalzano al Padre le vere lodi, dove al Padre salgono le invocazioni per la salvezza di tutto il mondo. Dobbiamo allora valorizzare moltissimo il tempo che segue la nostra Comunione sacramentale, ricordando che sono momenti di grande grazia e da quei momenti possiamo dare un vero frutto alla Chiesa, un vero bene alle anime, possiamo noi stessi arricchirci di tantissime grazie. Ecco perché fanno molto male coloro che trascurano questo tempo che viene chiamato il tempo del ringraziamento, che non è semplicemente un ringraziamento, in realtà è la continuazione del grande ringraziamento della Messa, ma è veramente il momento nel quale più intimamente partecipiamo al mistero della nostra salvezza. Sciupare questo tempo è sciupare perciò un autentico tesoro. Se noi osserviamo l’atteggiamento di chi fa la Comunione, possiamo dire che vi sono i frettolosi, coloro che in quel momento non riescono a fermarsi, vogliono andare fuori, che casomai giustificano se stessi per degli impegni, o per delle comunicazioni, o perché sembra loro già tardi anche se non lo è; i frettolosi che hanno partecipato alla Messa non capiscono che quel momento è il momento nel quale si può concludere bene tutta la Messa. Poi vi sono i superficiali, che fanno sì un ringraziamento, ma molto distratto, non entrano in vera comunicazione col Signore, non stanno a disposizione di Gesù, perché nella Comunione è Gesù che ci fa fare il ringraziamento, è Lui che ci unisce a sè, è Lui che ci unisce al suo colloquio col Padre. I superficiali non ci pensano, non permettono al Signore di unirli a sè. Poi vi è una terza categoria: i pratici. Immaginano che il loro ringraziamento sia in alcune formule che hanno trovato e, quando hanno detto quelle formule, in pratica pensano che non si debba fare altro. Anche questi sbagliano perché meccanizzano, perché rendono un formulario ciò che è una comunicazione di vita. Poi ci sono coloro che si chiudono in se stessi e sono gli individualisti, che vedono la Comunione solo come un mezzo per chiedere qualche cosa o per accontentare il loro sentimento. Anche questi sbagliano: non è per questo che principalmente Gesù è venuto nel loro cuore. Evitiamo questi errori e chiediamoci come sono le nostre Comunioni, chiediamocelo con molta serietà, con un profondo senso di responsabilità. Sappiamo che davanti a Dio dovremo ben dar conto di queste Comunioni non fatte bene, di queste Comunioni tirate via, di queste Comunioni per cui mettiamo insieme Gesù con troppo affetto ai nostri difetti, ai nostri peccati. È necessario che rivediamo le nostre Comunioni, è necessario che ci pensiamo bene di essere un altare, un altare vivo, un altare dove Gesù sacerdote, dove Gesù vittima ci vuole pronti e fervorosi nella collaborazione. Guardiamo le nostre Comunioni, perché immaginate quanta ricchezza di grazie verrebbe alla nostra comunità se tutte le Comunioni che si fanno fossero fatte veramente bene, se fossero fatte con molta disponibilità al Signore. È proprio su questo che ci dobbiamo interrogare.

CODICE 74BGV01335N
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza 17/02/1974
OCCASIONE Catechesi a Vespro
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI L’importanza di stare con Gesù dopo la Comunione
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