11/02/1979 - Vespro VI Domenica Ord

Sant’Ilario d’Enza 11/02/1979
Catechesi Vespro

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Siamo all’ultima invocazione: “Cuore di Gesù, delizia di tutti i santi, abbi pietà di noi”. Una preghiera costante nella liturgia è quella che anche poco fa dicevamo: “ci conduca alla vita eterna”. Tutto è finalizzato là, dove la vita non è passeggera, caduca come qui, dove più che di vita si deve parlare di agonia; là vi è la vera vita, la vita piena, la vita grande che non tramonta. Il Signore Gesù ci ha redenti ed è proprio qui: Gesù ha pagato un prezzo infinito per i peccati del mondo, questo prezzo infinito gli è costato tutta una vita di sacrificio, gli è costato la morte in croce. “Per questo Dio lo ha esaltato e gli ha dato un nome che è sopra di ogni altro nome” e Gesù con la sua risurrezione ha potuto così avere vittoria su ogni cosa, su ogni ostacolo e con la sua risurrezione ha meritato la nostra risurrezione, ha dato a noi la risurrezione, cioè l’anima nostra, e infine anche il nostro corpo, parteciperanno con pienezza alla risurrezione di Gesù, cioè alla sua gloria, alla sua gioia, al trionfo del suo amore nel seno della Trinità. Per questo noi peccatori, noi che troppe volte siamo stati degni d’inferno, possiamo e dobbiamo aspirare al Paradiso, alla vita eterna, noi possiamo aspirare ad entrare in quel regno di gloria che non cesserà mai più. Dobbiamo allora capire bene perché questa vita è sofferenza, questa vita è lotta, questa vita è un impegno che si rinnova ogni giorno. Dobbiamo soffrire per gioire eternamente con Cristo, dobbiamo lavorare per avere la ricompensa, dobbiamo impegnarci perché tutti i nostri fratelli possano essere con noi. Ecco il Paradiso che non diventa un pensiero lontano, sfumato e quasi irreale, ma il Paradiso diventa un motivo costante di superamento di noi stessi, di lavoro per la gloria di Dio, di impegno per il mondo, per la società, per ognuno dei nostri fratelli. Siamo fatti per il Paradiso, non siamo fatti per poco allora! Siamo fatti per quello che vi è di più bello, di più ricco e di più grande. Cos’è infatti il Paradiso? È il possesso di Dio. Saremo ammessi proprio a partecipare alla gioia stessa di Dio, saremo ammessi dove non ci sarà più nessuna incertezza, nessuna angoscia, nessun momento di turbamento: saremo ammessi là per tutti i secoli. Il Paradiso è l’eternità beata, un unico istante che dura sempre, un istante di una vita così piena, una vita interminabile, che S. Paolo, che la vedeva da lontano ed era stato ammesso al terzo cielo, diceva: “Occhio non vide, bocca non potrà mai dire quello che ha riservato Dio per i suoi eletti”. Dio, infinita bontà, in Cristo ci ha benedetti, Cristo ha coperto tutte le nostre iniquità e le ha cancellate, Cristo, nella sua misericordia, ha detto: “Dove sono Io, voglio che siano anch’essi”. Ecco allora che abbiamo la certezza che, se compiamo il nostro dovere, se seguiamo il Signore Gesù, il suo cuore si aprirà per noi e nel suo cuore ci sarà tutta la beatitudine del Paradiso. Impegniamoci dunque con umiltà a far sempre di più: se sapessimo cosa vuol dire Paradiso, come ci adopereremmo, come la nostra vita diventerebbe lineare e non avremmo paura di niente. Meditiamo sul paradiso con intensità.

CODICE 79BAV01335N
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza 11/02/1979
OCCASIONE Catechesi Vespro
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI Tutto è finalizzato al paradiso
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  • “È evidente come Don Pietro abbia vissuto il suo sacerdozio
    tra la vita delle persone, condividendo tutto. 
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