Proseguendo nella nostra traccia siamo all’invocazione “O cuore di Gesù, tabernacolo dell’Altissimo, abbi pietà di noi”. È un’altra figurazione biblica. Ricordiamo cosa rappresentava nel culto ebraico il tabernacolo: era il luogo sacro per eccellenza, era il luogo d’incontro tra Dio e il suo popolo, era il luogo, come dicevano nella legge mosaica, dove bisogna adorare. Noi abbiamo molte pagine della Bibbia sul tabernacolo, quando Dio nella visione del Sinai prescrive a Mosè tutte le norme della costruzione, fino ai particolari più minuti e poi, arrivati alla maturità del popolo ebraico, costruirono il tempio che aveva il suo punto focale nel Santo e nel Santo dei Santi: l’edificio centrale si chiamava santuario ed era appunto diviso così. Nel Santo dei Santi si custodiva l’Arca dell’Alleanza, che conteneva le due tavole della legge e le altre cose più significative e preziose per la storia del popolo ebreo. Che cosa vogliamo dire allora quando diciamo che il cuore di Gesù è il tabernacolo dell’Altissimo? È evidente il paragone: è lì dove ci incontriamo con Dio, è lì dove possiamo veramente riconoscerci figli del Padre celeste, è in Gesù dove noi troviamo la nostra grandezza e sentiamo l’invito a realizzarci con pienezza e con gioia, giacché i figli di Dio si realizzano fortemente così in una gioia grande, la gioia di chiamare Dio col nome di Padre e di sapersi così fortemente amati da Lui. Tabernacolo di Dio è dunque il cuore di Gesù, dove impariamo il nostro atteggiamento, il vero nostro atteggiamento di fratelli di Gesù, quello spirito di adozione per cui sappiamo comportarci come Gesù riguardo al Padre. È un luogo, allora, di amore ed è ancora una scuola in cui noi impariamo. Ecco allora che vogliamo sempre di più riflettere su Gesù nostro modello e su Gesù nostro maestro, specialmente vogliamo partecipare ai suoi sentimenti durante le funzioni liturgiche, in particolare la Messa. È nelle funzioni liturgiche dove siamo costituiti come un popolo di sacerdoti, come una gente santa, che diamo a Dio quello che il Signore si aspetta da noi a nome nostro e a nome di tutta l’umanità. Per questo non insisteremo mai abbastanza sulla nostra preparazione liturgica e sulla nostra partecipazione liturgica, preparazione per essere veramente sensibilizzati, per essere veramente responsabili, consapevoli e nella nostra partecipazione che vogliamo piena, che vogliamo veramente unanime. Perchè l'unirci così a Gesù ci unisce tra di noi, l'unirci così a Gesù dà alla nostra preghiera un valore incomparabile e, nello stesso tempo, è la preghiera del fratello che aiuta il fratello ed è sommamente ascoltata dal Signore. Andiamo incontro alla Quaresima e ho sottolineato già come un aspetto fondamentale della Quaresima è questa partecipazione liturgica unanime: non manchiamo, se ci è possibile, alla Messa quaresimale, diciamo con più fervore, con più amore, con più slancio le nostre preghiere liturgiche, in particolare le preghiere della lode. È stato proposto come fioretto collettivo della quaresima la puntualità alle funzioni liturgiche: io ve la raccomando come un segno di delicatezza, come un segno di particolare attenzione e di particolare amore, come un segno di vera solidarietà con i fratelli. Facciamo della nostra Quaresima un grande momento di riscoperta di quei valori che tante volte l’abitudine e la nostra pigrizia ci fanno trascurare. Sentiamo sempre più profondamente la nostra vocazione di battezzati, che è la vocazione all’unione con Gesù e alla lode che Gesù dà al Padre suo.
CODICE | 74BPV01336N |
LUOGO E DATA | Sant’Ilario d’Enza 24/02/1974 |
OCCASIONE | Catechesi a Vespro |
DESTINATARIO | Comunità parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | La nostra unione con Gesù nella preghiera liturgica |
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