22/02/1981 - Vespro VII Domenica Ord

1 Pt 1,3-5 “Sia benedetto il nostro Dio e Padre del Signore nostro Gesù Cristo”. Meditavamo il compito dell’uomo nella creazione: come deve interpretare la creazione, come tutto l’universo deve andare a Dio mediante l’intelligenza e il cuore dell’uomo. San Pietro in questo brano ci spiega e ci dice: ecco Gesù ha fatto la grande rivelazione. Ha dato la grande riuscita. Quel Dio che è l’Infinito, il Sussistente, l’Eterno è diventato nostro Padre, nel senso vero e proprio della parola. Perché, perché noi siamo uniti al Figlio, siamo uniti a Gesù, siamo sue membra. Costituiamo il Cristo totale. Che non è fatto allora unicamente da lui. Lui è il nostro capo, lui è il centro della nostra vita. Lui con la sua misteriosa oblazione, quella della Croce e della risurrezione, ci ha uniti totalmente a sé stesso e con ciò ci ha fatti figli di Dio. Dice san Pietro: “Nella sua grande misericordia egli ci ha rigenerati”. Abbiamo avuto una nuova generazione. Sicché il cristiano non è solo l’uomo che dà la lode al Dio infinito. Non è solo l’essere che interpreta la creazione. È il figlio che benedice il Padre e sa che tutte le cose sono un dono del Padre, un dono del Padre perché ci vuol bene e perché ci vuole condurre là dove non avremmo neanche potuto immaginare. Dice ancora san Pietro: “Per una speranza viva. Essa è conservata nei cieli per voi”. Ecco, capiamo ancora di più: l’universo da Dio è donato ai suoi figli i quali ne devono usare con amore, con umiltà, ne devono usare non per servire il peccato e le cattive passioni, ma ne devono usare perché è giusto che i figli vadano nella pace e nella gioia del Padre. Siamo fatti per il paradiso e le cose di quaggiù devono essere dei gradini che ci aiutano, quando quaggiù il Padre ha voluto elargirci una partecipazione della sua vita stessa, una partecipazione che domani sboccerà nella vera gloria, nella vera pace, nel grande gaudio dell’eternità.