11/05/1975 - Vespro VII Domenica Pasqua

Sant'Ilario d'Enza, 11/05/1975
Catechesi a Vespro

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Con una certa fatica vero? Smettere le buone abitudini è pericoloso. Parlavamo l’ultima volta di sant’Antonio abate. Nel quadro è raffigurato in preghiera con un altro grande santo, san Paolo eremita. Il quadro ricorda un episodio che sant’Atanasio nella sua biografia sottolinea. Dice che a Paolo eremita un corvo portava tutte le sere un mezzo pane, era l’unico suo cibo. Quando sant’Antonio andò a trovarlo, il corvo portò un pane intero. Segnava un miracolo di provvidenza. Indubbiamente il fatto va oltre la sua realtà materiale, si erige a simbolo. Effettivamente dice che il nutrimento per un’anima che ama Dio è la preghiera, e che la preghiera fatta insieme accresce il nutrimento. In sant’Antonio noi vediamo uno dei grandi maestri di spiritualità dei primi secoli, un grande maestro! A lui accorrevano da tutte le parti della chiesa: erano folle, cose incredibili, perché insegnasse loro a pregare; e i discepoli raccolsero i suoi insegnamenti così ricchi di luce, di grazia, di Spirito Santo. Vorrei accennarne qualche cosa prendendo stasera un primo elemento della spiritualità insegnata da sant’Antonio, cioè: poniti in silenzio. Il silenzio è una condizione fondamentale. Un’anima deve sempre capire che la preghiera è prima di tutto ascoltare, ora, se non si fa il silenzio, non si può ascoltare. Contro l’errore che hanno molti, che il pregare sia soprattutto dir su, moltiplicare le parole, pregare è accogliere la parola del Signore. Sta' in silenzio davanti al tuo Dio. Che cosa vuol dire? Che tutti devono andare nel deserto? Che tutti debbano abbandonare le loro ordinarie occupazioni? Certamente no! Il silenzio qui è inteso come disponibilità, è inteso come indicazione di una priorità, cioè prima di tutto vale ascoltare la parola di Dio. Gesù ha sottolineato, vi ricordate nella tentazione: “Non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio” (Mt 4, 4). È l’elemento fondamentale della preghiera: io sto, guardo il Signore. Quante volte lo troviamo anche nei salmi! “Ecco i miei occhi sono davanti al Signore, come gli occhi di un servo alle mani del suo padrone”(S 123, 2). È atteggiamento allora di intelligenza: la salvezza viene da Dio, la verità viene da Dio. è una posizione di umiltà, perché l’uomo non salva se stesso. È una posizione di amore: il Signore ti parla con amore; è una posizione di gioia: con il Signore tu ti trovi bene. Il silenzio allora è un grande elemento di costruzione; molte anime non imparano a pregare, perché non imparano ad ascoltare il loro Signore, non imparano ad essere davanti a Lui con l’anima aperta; anima aperta e anima, ripeto, gioiosa. Ecco, la preghiera concepita così non ha nulla di fastidioso, non ha nulla di pesante, perché essere con Gesù è un dolce Paradiso. Vorrei perciò che guardassimo a sant’Antonio che con la sua vita ci ha dato un esempio così notevole di questa preghiera – silenzio, di questa preghiera - attesa, di questa preghiera che diventa risposta. Vorrei che lo invocassimo e che, quando la distrazione nella preghiera, quando le molte cose da pensare ci ostacolano, guardassimo a questo esempio e dicessimo: prima di tutto c’è Dio. Dio è il primo, prima di tutte le cose metto Dio, perciò tacciano tutte le cose quando io sono davanti a Dio, quando il Signore degna, nella sua infinita misericordia, di rivolgermi la parola. Preghiera allora fatta così, tutti i giorni, soprattutto nella meditazione, è esercizio ottimo, è esercizio costruttivo.

CODICE 75EAV01366N
LUOGO E DATA Sant'Ilario d'Enza, 11/05/1975
OCCASIONE Catechesi a Vespro
DESTINATARIO Comunità Parrocchiale,
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI Sant’Antonio abate (seconda parte)
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