Dopo aver chiamato Gesù la “nostra vita”, lo chiamiamo “nostra risurrezione”, perché da Lui riceviamo una vita che sorge dopo una morte. L’uomo è stato ferito dal peccato, il peccato gli ha dato morte. Non è l'uomo uscito dalle mani di Dio, l'uomo che perciò uscito dal creatore è santo. È l’uomo peccatore, è l'uomo che appartiene a una stirpe di peccatori, che fin dalla nascita porta la macchia d'origine e che appena avrà coscienza di se stesso dovrà lottare in un perpetuo alternarsi di prove e di tentazioni. E dove l'uomo troverà la potenza di risorgere, la potenza di ricuperarsi, dove l’uomo troverà la sua dignità di figlio di Dio, di membro del corpo mistico, di tabernacolo dello Spirito Santo? È sempre nel cuore di Gesù, dal quale ci vengono tutti i beni. Ecco perché parliamo del Battesimo come risurrezione, ecco perché parliamo del sacramento della Penitenza come la risurrezione nella misericordia di Gesù. Noi abbiamo bisogno d’imparare sempre di più come il Signore è infinita misericordia; abbiamo bisogno non solo di saperlo, ma abbiamo bisogno d’esserne convinti nella profondità della nostra anima. Dio è carità e Dio è misericordia per tutti noi peccatori e, se molte sono le nostre fragilità, ancora di più dobbiamo vivere in contatto con Gesù. Come quella donna guarì miracolosamente perché toccò il lembo del suo vestito, così dev’essere il nostro atteggiamento perenne: abbiamo bisogno di Lui perché la nostra vita che, purtroppo, è una serie di cadute, è una serie di vergognosi ritorni, possa essere veramente in un ordine di risurrezione che salva, che si afferma sempre più forte fino a che Gesù ci comunicherà la sua gloria in un trionfo di risurrezione alla quale parteciperà anche il nostro corpo. In virtù del mistero pasquale di Gesù noi abbiamo continuamente la grazia di essere conformi all’immagine del Figlio suo, perché, in forza della risurrezione di Gesù, noi possiamo trionfare, col segno della croce e nella virtù ricevuta dalla risurrezione del Signore, di tutti i nemici spirituali, di tutti gli ostacoli. Molte volte un grosso ostacolo nella vita spirituale consiste nella rassegnazione ai proprio difetti, una rassegnazione sorda, una rassegnazione chiusa, una rassegnazione cupa, per cui accettiamo di essere peccatori e mediocri e disperiamo di ogni ricupero. Ma sì, diciamo, ripresento dei propositi, ma so che presto saranno infranti e allora sarebbe giusto non farli: dimentichiamo questa teologia, la teologia della nostra unione perenne a Gesù, dimentichiamo allora che la nostra forza non ci appartiene perché è sua e quindi non dobbiamo contare su di noi, ma su di Lui, che ce la dà momento per momento. Ecco perché dobbiamo allontanare dalla nostra vita ogni tentazione d’avvilimento, di quell’avvilimento per cui, in fondo in fondo, ci rassegniamo ad essere buttati da lato, buttati in mezzo a quelli che sono mediocri. Invece il linguaggio vero è linguaggio di coraggio: ogni anima può diventare santa, dipende tutto da noi. Se vogliamo diventare santi lo possiamo, se vogliamo diventare grandi santi lo possiamo, perché non siamo noi i costruttori, ma è Gesù che prende la nostra miseria e la trasforma nella sua grande e meravigliosa carità. Perciò terminiamo questo argomento puntando esattamente su questo, su una enorme confidenza nel cuore di Gesù, questa confidenza che deve essere particolarmente grave per chi ha delle prove, per chi ha delle croci, per chi ha delle tentazioni. Confidare, confidare sempre, non possiamo pensare di esagerare nella confidenza: tutta la nostra vitalità dipende dalla confidenza nel cuore di Gesù. È per questo che la invochiamo nella santa benedizione eucaristica.
CODICE | 78FQV0133BN |
LUOGO E DATA | Sant’Ilario d’Enza, 25/06/1978 |
OCCASIONE | Catechismo Vespro |
DESTINATARIO | Comunità parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | Gesù è la nostra risurrezione: lotta alla rassegnazione |
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