Del Cuore di Gesù come centro di santità e di amore, domenica scorsa parlavamo di come sia disdicevole ogni forma di mediocrità e tiepidezza. Vi è un altro peccato che va direttamente contro questo fervore di carità. Lo chiamiamo la resistenza alla grazia. Il termine è di per sé evidente: resistere, vuol dire non lasciarsi condurre, impuntarsi, porre dei pretesti per non seguire il Signore. Resistenza alla grazia. La grazia è santità comunicata ed è nello stesso tempo invito alla santità. Resistere alla grazia vuol dire allora porci per il nostro egoismo, per il nostro comodo, contrari al piano di Dio. Dio ci chiama, ci chiama alla santità, ci chiama a un determinato grado di santità, a un determinato sviluppo di santità. Da questo grado di grazia che dobbiamo raggiungere, da questo impegno di santità che dobbiamo veramente fino in fondo realizzare, viene il bene che possiamo fare intorno a noi: il nostro posto nella chiesa, la nostra comunicazione agli altri, essere noi pietre vive nella costruzione del regno di Dio. Si resiste alla grazia quando per paura del sacrificio, per paura che Dio diventi troppo esigente, per paura che acconsentendo al suo invito vengano chissà quali conseguenze e quali rinunce ci si vuole accontentare di qualche cosa. “Io non aspiro a diventare santo, mi basta di essere così - dice allora l’anima - mi basta di essere così! Purché io vada in Paradiso, non mi importa poi di andarci in una determinata maniera o in un determinato grado di bene”. Resistere alla grazia è una cosa grave perché si rompe il piano di Dio, perché si sarà tanto meno efficaci, perché si interrompe un corso benefico di amore, perché un po’ alla volta si finisce in un modo che dà vero dispiacere al Signore. Anime chiamate a una grande santità che sciupano tutto! Anime che non vogliono salire e perciò infallibilmente discendono. Anime che avrebbero potuto nella chiesa fare cose meravigliose e che sono accartocciate in se stesse. Si resiste alla grazia. Oh, quanto esame di coscienza dobbiamo fare! Dalla nostra prima comunione fino adesso, quanti inviti di Dio! Quanto un picchiare della grazia di Dio! Ecco, secondo la parola della scrittura Gesù che si presenta a noi: “Sto davanti alla porta e busso aprimi!” (Ap 3, 20). Si dice di no. Molte volte si dice semplicemente: Signore, t’aprirò poi, Signore, ti aprirò domani, Signore, adesso lasciami così nei miei comodi, lasciami così nei miei capricci, lascia che mi diverta così, come mi piace, ti aprirò poi… Il Signore sta davanti alla porta e bussa: “Aprimi!” Guardiamo ed esaminiamoci bene se veramente con slancio, con gioia, noi apriamo sempre al Signore. Santa Teresa di Gesù Bambino un giorno ha detto il grande segreto della sua santità, quando ha detto: “Non mi ricordo di aver lasciato una cosa quando capivo che piaceva al Signore”. Aveva sempre cercato quello che piaceva a Dio, cioè aveva sempre voluto fare quello che il Signore chiedeva a lei. Questa ragazza, chiusa in un convento, per questo è diventata la grande santa che ha beneficato tutto il mondo e che sta ancora continuamente beneficando. Pensiamoci, per non essere noi mai coloro che resistono all’invito della grazia che parte dal cuore di Gesù.
CODICE | 74FVV0133CN |
LUOGO E DATA | Sant'Ilario d'Enza, 30/06/74 |
OCCASIONE | Catechesi a Vespro |
DESTINATARIO | Comunità Parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | 9- Santuario di giustizia e di amore |
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