Una spiritualità dinamica quella cui ha dato impulso sant’Ignazio di Loyola, spiritualità portata avanti nella chiesa dall’ordine religioso da Lui fondato: la Compagnia di Gesù. Voi ricordate che sant’Ignazio di Loyola è uno dei principali artefici di quella che fu chiamata la “controriforma”, l’arginatura che fece la chiesa all’irrompere dell’eresia protestante. Si è accostato più volte l’anno della conversione di Ignazio, era un soldato lontano dalla pratica religiosa, l’anno della sua conversione 1521, che è lo stesso anno nel quale abbiamo la ribellione aperta di Lutero. Ignazio offre alla chiesa uno strumento che, sottolinea lui stesso, ha ricevuto dalla Vergine: nella grotta di Manresa, dove passa lungo tempo in preghiera e meditazione, compone il libro degli Esercizi Spirituali, e quel libro diventerà una preziosissima indicazione per tutto un tipo di spiritualità. Non che prima di lui non si scegliessero tempi di riflessione e di preghiera, ma Ignazio di Loyola, direi, ha strutturato, con precise e valide indicazioni, questo tempo di pratica esercitazione nelle cose della fede. “Esercizi” li ha chiamati, e dice già tutto! Cioè un allenarsi, un muoversi, un prendere coscienza dei propri doveri; ed è in questo senso mi pare che è la prima caratteristica della sua spiritualità: renditi cosciente, ragiona, ragiona e ti trovi di fronte a Dio, a Dio infinito, a Dio tuo creatore, a Dio tuo Signore; e non puoi allora non sentire come la tua vocazione essenziale è quella di ubbidirgli, di servirlo, e servire Dio vuol dire cercare quello che piace a Lui, cercare la sua gloria. Il motto fondamentale che darà ai suoi discepoli sarà proprio questo “tutto per la maggior gloria di Dio”. Ecco perché negli esercizi spirituali l’anima è chiamata a riflettere sulle cose fondamentali, sulle chiamate essenziali di creatura e di figlio di Dio. E così allora non si può non guardare a un modello di servizio, a un modello preciso di servizio che ci ha dato il Padre: guardare a Gesù. “La vita cristiana –dirà sant’Ignazio- deve essere come una milizia”, ecco perché chiamerà il suo ordine religioso “Compagnia”, allora c’erano tante compagnie di soldati, compagnie che si proponevano fini esclusivamente terreni. “Compagnia di Gesù”, cioè essere con Gesù, per il fine voluto da Gesù, perché, come Gesù è venuto ad essere gloria al Padre, così ogni cristiano senta in sé questa vocazione a identificarsi con Gesù nella fede e nella carità per realizzare con Lui, e realizzare con Lui in pienezza. Ecco perché vi è un terzo punto fondamentale: la chiesa è il Corpo di Cristo, la chiesa va servita come è servito Cristo. Vorrà, sant’Ignazio, che i suoi discepoli oltre i tre voti che fanno tutti i religiosi ne aggiungessero un quarto: di ubbidienza totale al sommo Pontefice. Momento terribile per la chiesa quello, momento nel quale sant’Ignazio sottolinea questa disponibilità piena alle esigenze, alle chiamate della chiesa. La chiesa deve essere servita senza discussioni, la chiesa va servita in una perfetta ubbidienza, sottolineerà molto questa ubbidienza in tutta la sua spiritualità; un’ubbidienza che non è irragionevole, perché parte da dei dati sicuri, ma un’ubbidienza però che non discute, un’ubbidienza lineare e forte. E questo –dirà Ignazio- non sarà possibile se non con uno spirito profondo di preghiera. Ecco allora che gli esercizi spirituali devono condurre a una vera riforma della preghiera, devono condurre ad una grande, continua, comunione con Dio durante la giornata e in tutte le azioni. Una comunione con Dio che deve essere così principio della propria gioia. L’uomo dimentica se stesso sapendo che si potrà ritrovare molto più in alto e con molta maggiore pienezza. L’uomo dimentica sé nel poco, per trovarsi nel molto. Indubbiamente abbiamo bisogno di meditare sempre questi termini di una spiritualità vigorosa, perché, se c’è una cosa di cui ci lamentiamo adesso, è che qua e là vengono sottolineate troppo delle spiritualità senza nerbo, senza forza, senza slancio, delle spiritualità basate più o meno sulle impressioni e sul sentimento. Sant’Ignazio sottolineerà la parte razionale, a servizio della fede, vorrà che si adoperi sempre la testa, perché, dirà, il cuore ti può scappare, adopera la testa, perché la testa te l’ha data Dio e la tua ragione è una partecipazione della luce infinita che c’è in Dio, nel suo Verbo.
CODICE | 76G3V0133DN |
LUOGO E DATA | Sant'Ilario d'Enza, 04/07/1976 |
OCCASIONE | Catechesi a Vespro |
DESTINATARIO | Comunità Parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | I Gesuiti |
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